Dopo che nelle scorse settimane proprio l’Istituto Superiore di Sanità aveva avviato degli studi in merito alle tracce di Sars-COV-2 sin da dicembre 2019 nelle acque reflue o di scarico nelle città di Milano e Torino (con alcuni campioni prelevati a mo’ di “spia” per determinare la diffusione del contagio), ora lo stesso ISS ha annunciato attraverso un comunicato stampa l’avvio di un progetto ad hoc per dare vita a una rete sentinella di sorveglianza epidemiologica. Nato in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e le Province Autonome, il suddetto progetto che parte proprio in questo mese coinvolge pure diversi atenei, centri di ricerca e 50 gestori di servizi idrici in tutta la penisola: obbiettivo è quello di monitorare preventivamente le acque reflue urbane per avere delle indicazioni sull’andamento dell’epidemia da Coronavirus e di conseguenza poter intervenire tempestivamente sui focolai che dovessero svilupparsi in estate. L’idea è quella di un vero e proprio network che mette in comunicazione le varie strutture territoriali in modo da rilevare l’eventuale presenza del virus nelle acque reflue.
ACQUE REFLUE E COVID-19: NASCE UNA RETE DI SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA
Come spiegato nel comunicato stampa n.41 diffuso oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, i campioni delle acque nei centri selezionati saranno prelevati prima dell’ingresso delle stesse nei depuratori: e a quanto pare sin dalle prima analisi di laboratorio effettuate, sono state rinvenute tracce di RNA virale nelle fasi precedenti dell’epidemia, mentre delle indagini eseguite retrospettivamente hanno confermato che il virus circolava in alcune città del nord Italia ancora prima che l’epidemia scoppiasse ufficialmente in tutta la sua gravità. Tuttavia se questa è la prima fase del progetto che seguirà un protocollo sviluppato dall’ISS, la seconda prenderà il via da ottobre e vedrà la rete di sorveglianza venire estesa a gran parte del territorio nazionale: “Gli studi italiani hanno dimostrato l’importanza di costruire una rete capillare di sorveglianza e in grado di restituire in tempo quasi-reale la fotografia dell’andamento dei contagi” ha spiegato Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità dell’Acqua e Salute presso l’Istituto Superiore.