Due percorsi dedicati al lavoro e destinati all’inclusione dei disoccupati: sono queste le misure alternative al reddito di cittadinanza. Le due misure sono destinate alle famiglie in disagio economico: dal 1 settembre è possibile richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro. L’aiuto, da 350 euro al mese, è destinato a persone fra 18 e 59 anni con Isee familiare fino a 6mila euro. Un altro aiuto è previsto a breve: il 1° gennaio 2024 partiranno i percorsi di attivazione legati all’Assegno di inclusione. Si tratta di un sussidio che potrà essere richiesto da famiglie con Isee fino a 9.360 euro, con componenti disabili, over 60 o minori.
I due strumenti sono stati introdotti con il decreto Lavoro (Dl 48/2023), lo stesso che ha dato l’addio al reddito di cittadinanza, in vigore dal 2019. Gli interventi vanno a sommarsi a quelli già previsti dal Pnrr, che destina cinque miliardi alle politiche attive del lavoro, alla formazione e al potenziamento dei centri per l’impiego. La disoccupazione giovanile in Italia a luglio ha raggiunto il 24% per la fascia d’età fra 15 e 24 anni e dell’11,4% fra 25 e 34 anni, spiega Il Sole 24 Ore.
I nuovi bonus
Il Supporto per la formazione e il lavoro sarà erogato dopo che il richiedente avrà presentato la domanda sul sito Inps o tramite un patronato: dal 1 gennaio 2024 si potrà presentare anche tramite Caf. L’inizio del percorso formativo o di politica attiva del lavoro deve essere indicato da un centro per l’impiego, da un’agenzia per il lavoro o da un ente di formazione nella piattaforma Siisl, attiva dal 1 settembre. Si tratta dunque di un meccanismo diverso rispetto al reddito di cittadinanza, che finora è stato erogato alle famiglie solamente tramite una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro dei componenti occupabili: ciò non veniva certificato dall’inizio del percorso formativo e di inclusione lavorativa, spiega Il Sole 24 Ore.
Il Supporto per la formazione e il lavoro sarà erogato dall’Inps al beneficiario, per la durata dell’attività o del corso intrapreso e per una durata massima di 12 mesi. L’aiuto è incompatibile con il reddito di cittadinanza, con la Naspi e con la cassa integrazione. Se il beneficiario dovesse trovare un’occupazione di alcuni mesi, il sussidio verrebbe sospeso per i mesi tra uno e sei, per poi riprendere. La mancata accettazione di un’offerta lavorativa comporterà la revoca dell’aiuto.