Adriana Mascagni è morta/ La ‘povera voce’ di CL: “il canto per parlare con Dio”

Adriana Mascagni è morta: addio alla "povera voce" di molti canti del Movimento di CL. Folgorata dall'insegnamento di Don Giussani: “il canto come modo per parlare con Dio”

È MORTA ADRIANA MASCAGNI, AUTRICE DI MOLTI CANTI DEL MOVIMENTO DI CL


«Non può morire, non può finire la nostra voce che la vita chiede all’ Amor»: Adriana Mascagni è morta questa notte a Milano di una morte improvvisa. Autrice di molti canti che hanno rappresentato la storia, fin dagli inizi, del Movimento di Comunione e Liberazione, Adriana Mascagni è stata una delle prime giovanissime affascinate dal carisma e dalla testimonianza di fede che è stato il Servo di Dio Don Luigi Giussani. Capolavori della musica cristiana italiana come “Povera Voce”, “Al mattino”, “Il mio volto” si devono tutti al genio giovanile musicale, unito alla ardente passione di fede che Adriana Mascagni seppe “incarnare” nei primi anni del Movimento di CL.

Come ha più volte ricordato la stessa Adriana, l’incontro con Gioventù Studentesca di Don Giussani è stato l’avvenimento che le ha rivoluzionato la vita: una rivoluzione che non ha risparmiato (e non risparmia a nessuno) fatica, sofferenze e incomprensioni ma che ha potuto rappresentare per l’esistenza di molti l’incontro vivo con un “Mistero” all’opera nella storia. Nella sua canzone forse più famosa, scritta con Maretta Campi, Adriana Mascagni racconta come senza un destino buono nel mondo il desiderio di felicità insito in ognuno di noi non troverebbe mai risposta completa: l’ardore di felicità è insopprimibile ed è la vita stessa che lo chiede. Ecco il testo di “Povera Voce”, per cui Mascagni spesso “riprendeva” chi la esegue con tono lento e dimesso: «Povera voce, ma come dico io, cioè pensando prima alle parole, e non concependola come una cosa da funerale, perché al contrario, è una canzone piena di certezza e di vita, ed è leggiadra».

«Povera voce di un uomo che non c’è
la nostra voce se non ha più un perché:
deve gridare, deve implorare
che il respiro della vita non abbia fine.

Poi deve cantare perché la vita c’è,
tutta la vita chiede l’eternità;
non può morire, non può finire
la nostra voce che la vita chiede all’ Amor.

Non è povera voce di un uomo che non c’è,
la nostra voce canta con un perché».