AfD classificata ufficialmente come estremista di destra: agenzia di spionaggio tedesca autorizza monitoraggio rafforzato e propone divieto totale
Secondo il rapporto di 1.100 pagine, l’AfD promuove una concezione del popolo basata sull’etnia, escludendo cittadini con origini migratorie – specialmente da paesi musulmani – dal pieno diritto di partecipazione sociale: “Il loro scopo è assegnare uno status subordinato a interi gruppi, violando la Costituzione” si legge nella nota ufficiale che accusa il partito di accentuare paure irrazionali e ostilità verso migranti e rifugiati. La mossa arriva a pochi giorni dall’insediamento del cancelliere Friedrich Merz e in un contesto politico già teso.
L’AfD, con il 20,8% dei voti alle elezioni di febbraio, è diventato il secondo partito in Parlamento, ottenendo 152 seggi e nonostante lo stigma, il gruppo guidato da Alice Weidel e Tino Chrupalla mantiene un forte appeal elettorale calvacando retoriche nazionaliste e criticando il “cartello” dei partiti tradizionali. La classificazione come estremista rischia però di complicarne l’operatività; oltre alle restrizioni nell’accesso a incarichi pubblici, potrebbe accelerare il dibattito su un divieto totale da presentare alla Corte costituzionale di Karlsruhe.
AfD tra sorveglianza e successo elettorale: il paradosso tedesco
Nonostante anni di scandali e legami con l’estremismo violento – come il caso dei “Separatisti sassoni”, gruppo terroristico con tre membri AfD – il partito ha radicalizzato la sua agenda, conquistando consensi soprattutto nell’ex Germania Est; campagne provocatorie come gli annunci con immagini generate da AI e slogan come “remigrazione” hanno contraddistinto la sua ascesa ma la svolta definitiva è avvenuta con l’espulsione delle ali moderate e l’ascesa di figure come Bjorn Hocke, condannato per uso di simboli nazisti.
La decisione del BfV, se da un lato rafforza gli strumenti di contrasto, dall’altro rischia di ampliare la narrativa dell’AfD, già in testa ai sondaggi: il partito – infatti – presenta la classificazione come un attacco alla democrazia da parte delle élite facendo leva sul malcontento verso immigrazione e politiche UE e sulla sfiducia popolare verso le istituzioni.
Intanto, la possibilità di un divieto divide la classe politica: mentre alcuni invocano un’azione decisa per proteggere le istituzioni, altri temono un effetto boomerang trasformando così l’AfD in un martire agli occhi dell’elettorato e con l’Europa alle prese con l’ascesa dei sovranismi, la Germania diventa il termometro di un clima già rovente.
