Afghanistan, ordinanza dei Talebani contro i centri estetici clandestini, scatta l'ultimatum alle titolari: chiusura entro un mese o arresto
Afghanistan, i Talebani emettono una nuova ordinanza, dopo la chiusura ufficiale di tutti i saloni di bellezza, arrivata già nel 2023 e nel 201 con la proibizione dell’istruzione e delle forme di lavoro retribuito alla popolazione femminile, ora la lotta è contro le attività clandestine, portate avanti da donne nonostante i divieti perchè importante fonte di sostentamento, spesso l’unica, della famiglia, che ora saranno costrette a cessare per non rischiare l’arresto.
Il quotidiano The Guardian ha riportato la notizia, confermando che il provvedimento è stato diffuso a tutti i leader delle comunità e agli anziani che ora avranno il compito di identificare e denunciare i centri estetici sospetti, con segnalazione alla polizia morale “del vizio e della virtù” che provvederà ad eseguire il fermo delle titolari se entro un mese di tempo non avranno provveduto alla cessazione degli esercizi. Nonostante i rischi, dopo l’ultimatum molte ragazze hanno lanciato un appello agli attivisti per i diritti umani, affinchè intervengano per evitare quest’ultima proibizione di genere.

Afghanistan, ordinanza Talebani contro i saloni di bellezza clandestini: “Polizia morale arresterà le titolari”
Il quotidiano The Guardian ha raccolto alcune testimonianze di donne titolari di saloni di bellezza in Afghanistan, che hanno continuato a portare avanti le loro attività clandestinamente dopo il primo divieto imposto dai talebani perchè questi centri rappresentano l’unica forma di guadagno per molti nuclei familiari, specialmente quelli in cui l’altro coniuge è malato o disabile e non può lavorare. Una madre di 38 anni di nome Frestha, ha dichiarato al giornale di aver deciso di continuare a svolgere la professione di estetista anche illegalmente pur di portare a casa il pane per suo marito e i suoi tre figli.
“Quando i talebani hanno chiuso i nostri saloni, ho continuato a lavorare anche perché mi sento così bene quando riesco a restituire la bellezza a una donna. Quando una donna si guardava allo specchio e sorrideva, la sua felicità diventava la mia felicità“, ha detto, aggiungendo: “Ora, non credo di poter continuare perché il rischio è troppo alto ma non so fare nessun altro lavoro” e denunciando anche il silenzio da parte di molte associazioni per i diritti umani, che non intervengono nonostante l’apartheid di genere: “La nostra situazione è molto brutta, ma in questo mondo non c’è nessuno che ascolti la nostra voce o ci sostenga“.
