L’italiano rapito nel 2016 in Siria è finalmente tornato in Italia, liberato dalla terribile prigionia dei gruppi criminali jihadisti: come riporta l’Ansa, Alessandro Sandrini ha fatto ritorno questa mattina nella sua Brescia dopo 2 anni e 8 mesi esatti di sequestro in Siria nella città di Idlib. Ad attenderlo gli amici e i familiari: Sandrini ha ringraziato lo stato italiano per averlo riportato a casa e non ha aggiunto altro anche perché immediatamente è stato accompagnato nel luogo di residenza dove da oggi sarà agli arresti domiciliari. È accusato infatti di due rapine messe a segno prima del viaggio in Turchia da dove poi è stato sequestrato. «Non ho mai perso la speranza di tornare libero. Sono stato tratto abbastanza bene, mai minacciato di morte: mi ha salvato l’attività fisica che riuscivo a fare e la disciplina che mi sono dato», ha raccontato ieri sera al pm di Roma Colaiocco. La storia raccontata è angosciante: «Sono partito dall’Italia il 3 ottobre del 2016 per una vacanza nell’area sud della Turchia. Il giorno dopo il mio arrivo, mentre mi trovavo nella città di Adana, sono stato bloccato in strada e narcotizzato, mi sono svegliato dopo alcune ore in una stanza con due carcerieri incappucciati e armati». Come riporta Repubblica, il racconto di Sandrini volge poi fino all’ultimo difficile periodo dove le speranze iniziavano a mancare: «In questi anni ho cambiato tre prigioni tutte nella zona nord della Siria, non lontano da Aleppo. Il periodo più difficile è stato quello iniziale, mi davano da mangiare poca roba e di pessima qualità. Dopo tre mesi sono riuscito ad ottenere carta e penna per potere scrivere e i carcerieri mi hanno concesso di poter fare ginnastica anche se i luoghi dove ero tenuto erano angusti».
LIBERATO A IDLIB L’ITALIANO RAPITO NEL 2016
È stato liberato dopo che dal 2016 risultava rapito in Siria: si chiama Alessandro Sandrini, è un bresciano 33enne e potrebbe aver finalmente concluso l’incubo (suo e della famiglia) di una prigionia in mano ad una fantomatica “banda criminale jihadista” in terra siriana. L’annuncio è stato dato questo pomeriggio dal “Governo di Salvezza”, un gruppo anti-Assad che opera nella zona di Idlib dopo la liberazione dall’Isis: le stesse forze hanno pubblicando la foto del ragazzo bresciano sulle pagine social, spiegando che Sandrini si trovava in mano «di una banda criminale». Al momento non vi sono conferme dalla Farnesina ma il papà Gianfranco Sandrini in una breve comunicazione all’Ansa conferma il tutto: «Mio figlio è libero. Si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri. Sono felicissimo. È la fine di un incubo. Adesso sto andando a Roma e spero di potergli parlare al telefono stanotte». Del rapimento choc del 33enne italiano si era saputo a livello pubblico solo un anno dopo la sua scomparsa, nel dicembre 2017: era partito il 3 ottobre 2016 da Orio al Serio in direzione Turchia, in una cittadina Adana a circa 180 chilometri da Aleppo. «Parto per una vacanza», ma non tornò più, con il terrore durato fino ad oggi.
ALESSANDRO SANDRINI OSTAGGIO DAL 2016 IN SIRIA
In un video il 19 luglio 2018, Sandrini è apparso in un filmato che ricordava molto da vicino quelli inquietanti delle esecuzioni Isis: tuta arancione, sguardo atterrito, in ginocchio con due uomini mascherati dietro di lui. «Vi prego aiutatemi., Sono stanco. Mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi rapidi. Non vedo futuro. Non so più cosa pensare», urlava nel video spedito in Italia. È passato quasi un anno e di lui purtroppo non si avevano più notizie fino all’annuncio insperato e carico di speranza arrivato oggi dalla Siria: il ministero dell’Interno della Salvezza – guidata dal gruppo salafita Jabhat al-Nusra, lo stesso che si pensa abbia tentato di “comprare” la nostra Silvia Romano rapita in Kenya a fine 2018 – ha confermato le prime notizie circolate dai media siriani. Come riporta Repubblica, «per la sicurezza dell’ostaggio, continua la dichiarazione, la polizia ha negoziato la sua liberazione attraverso dei mediatori e quindi avrebbe contattato il governo italiano per la consegna».