Alessia Pifferi è a processo per il decesso della figlia Diana, 18 mesi, secondo l’accusa morta di stenti dopo essere stata abbandonata in casa per 6 giorni. Il dibattimento si è aperto poche ore fa in Corte d’Assise a Milano e in aula, presente alla prima udienza, c’era anche la zia della piccola, Viviana Pifferi, sorella dell’imputata 38enne. La donna, in tribunale con una maglietta con la foto della nipotina, ha affidato ai microfoni dei giornalisti alcune dichiarazioni sulla tragedia che si è consumata nel luglio dello scorso anno.
“Diana era la bimba più bella del mondo, non si meritava tutto questo, lei deve pagare per ciò che ha fatto“. Sono alcune delle parole spese dalla sorella di Alessia Pifferi, visibilmente commossa, davanti alle telecamere per dipingere i contorni di un dramma che ha sconvolto le cronache e che adesso arriva ad uno sbocco giudiziario cruciale. Alessia Pifferi è accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dall’aver ucciso la figlia e dai motivi futili e abietti. All’orizzonte il rischio di una condanna all’ergastolo. Nei giorni scorsi, la donna ha cambiato nuovamente difensore e questo ha prodotto l’effetto di un rinvio al prossimo 8 maggio per consentire all’avvocato subentrato al legale Fausto Teti (a sua volta incaricato dalla 38enne dopo la revoca del mandato agli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria) di studiare tutte le carte.
La sorella di Alessia Pifferi: “Deve pagare”
La sorella di Alessia Pifferi, Viviana, ha parlato ai microfoni della stampa nel giorno in cui si è aperto il processo a carico della 38enne, imputata dell’omicidio della figlia di 18 mesi morta di stenti nel suo appartamento milanese nell’estate 2021. La piccola Diana, secondo la ricostruzione a carico della madre, sarebbe stata abbandonata per 6 giorni in preda alla fame, alla sete e alla totale solitudine. Una bimba lasciata morire su un lettino da campeggio, stando all’accusa, senza alcuno scrupolo. Alessia Pifferi ora rischia l’ergastolo: alla donna sarebbe stata contestata anche l’aggravante della premeditazione, inizialmente esclusa dal quadro accusatorio delineato nella misura cautelare e invece sostenuta dai pm.
Alessia Pifferi è in carcere dal 21 luglio scorso e in una serie di lettere dalla sua cella avrebbe provato a delineare un autoritratto di madre amorevole e premurosa nonostante l’atroce fine della sua bambina. Stando a quanto emerso finora, l’episodio che sarebbe costato la vita alla figlia Diana non sarebbe stato un fatto isolato: in altre occasioni precedenti, la madre avrebbe lasciato la piccola da sola nell’abitazione per dedicarsi ad altre faccende. L’ultima volta, quella in cui la bimba ha trovato la morte, praticamente per una settimana. “Diana era la bambina più brava e più bella del mondo e non meritava quello che è successo, Alessia deve pagare – ha dichiarato la zia della minore dopo la prima udienza del processo –. Diana era un amore, era una bambina e aveva diritto di vivere, non di pagare per la madre“.