È allarme per i casi di intossicazione da botulino in Calabria e Sardegna. Il batterio che contamina le conserve alimentari è molto pericoloso
Gli ultimi casi di cronaca dimostrano come le tossinfezioni da Clostridium botulinum (il botulino) continuino a rappresentare una rara ma significativa minaccia per la salute pubblica, con un’incidenza che vede l’Italia tra i paesi più colpiti d’Europa, assieme a Polonia e Romania.
Le più recenti statistiche ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità, che si fermano a tre anni fa, indicano che tra il 1986 al 2022 sono stati confermati nel nostro Paese 406 episodi con 599 persone coinvolte e 14 decessi. La maggior parte dei casi è collegata alla tradizione domestica di preparare conserve alimentari, soprattutto nelle Regioni meridionali (vedi figura), dove le pratiche di conservazione casalinga sono ancora molto diffuse.
Come il botulino contamina gli alimenti
Il Clostridium botulinum è un batterio anaerobio obbligato, Gram-positivo e sporigeno, in grado di produrre una neurotossina estremamente pericolosa. Le spore del batterio sono presenti nel suolo e nelle acque e contaminano facilmente frutta, verdura e altri alimenti, anche dopo il lavaggio. In assenza di ossigeno, in un ambiente con pH favorevole (> 4,6), queste spore si attivano e possono produrre tossine che, ingerite con alimenti contaminati, possono provocare paralisi muscolare progressive, talvolta letali.
Il botulismo alimentare è la forma più frequente e si trasmette attraverso conserve non sterili di funghi, melanzane, cime di rapa e olive sott’olio, ma anche carne, pesce e salumi fatti in casa (l’etimologia deriva dal latino botŭlus, “salsiccia”). Non si trova in marmellate e confetture in quanto la frutta è generalmente acida e lo zucchero inibisce il microorganismo.
Tra i segnali di allarme che devono indurre al sospetto il rigonfiamento dei coperchi, la fuoriuscita di gas all’apertura o un odore anomalo. Tuttavia, la tossina non altera il gusto né l’aspetto degli alimenti, rendendo spesso il rischio invisibile.
I sintomi iniziali si manifestano tra le 12 e 36 ore dall’ingestione e comprendono visione doppia, ptosi palpebrale, difficoltà a parlare e deglutire, secchezza delle fauci, stitichezza, fino alla paralisi respiratoria nei casi più gravi. L’anamnesi legata ai recenti consumi alimentari è importante in presenza di questi sintomi. Nei lattanti, l’ingestione di miele è stata associata a forme specifiche della malattia. Ricordiamo infine che il botulismo non è trasmissibile da persona a persona.
Il trattamento prevede la somministrazione tempestiva di siero antitossico polivalente, noto come antitossina botulinica, che viene gestito solo in centri specializzati coordinati dal Centro Antiveleni di Pavia, situato presso gli Istituti clinici scientifici Maugeri, che lavora in collaborazione con il ministero della Salute.
Il siero è efficace solo se somministrato prima che la tossina si leghi ai recettori nervosi. La letalità, che può raggiungere il 25% nei casi non trattati, si è ridotta significativamente grazie alla diagnosi precoce e alla terapia adeguata.
Prevenzione e sicurezza alimentare
La prevenzione del botulismo si fonda su semplici ma rigorose regole igienico-sanitarie:
– Sterilizzazione accurata dei vasetti e delle conserve.
– Bollitura per almeno 10 minuti degli alimenti sospetti prima del consumo; infatti, la tossina è termolabile e viene inattivata a 100°C.
– Scartare qualsiasi conserva che presenti rigonfiamenti, bolle, odori insoliti o perdita di liquido.
– Evitare il miele nei bambini sotto l’anno di età.
– Conservare gli alimenti a basse temperature e utilizzare tecniche di conservazione sicure (es. acidificazione, salamoia, refrigerazione).
Nei Paesi industrializzati, il rischio di botulismo da prodotti commerciali è molto basso, grazie ai controlli microbiologici e tecnologici. Al contrario, le conserve fatte in casa restano il principale fattore di rischio, specialmente se preparate senza seguire le corrette procedure di sterilizzazione e conservazione.
In conclusione, il botulismo è raro, ma potenzialmente molto grave. I dati italiani e gli ultimi casi registrati nell’estate 2025 confermano l’importanza della prevenzione a livello domestico, soprattutto in contesti dove è ancora forte la tradizione delle conserve casalinghe. Ma con semplici accorgimenti, è possibile ridurre quasi a zero il rischio di esposizione alla tossina botulinica.
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