Ambra Angiolini - intervistata da Repubblica - ha raccontato del suo nuovo libro, InFame, incentrato anche su aspetti dolorosi della sua vita.
Star indiscussa di ‘Non è la Rai’, programma cult di Mediaset che forse deve proprio al suo talento il successo clamoroso; Ambra Angiolini non ha mai arrestato la sua voglia di vivere di arte, di spettacolo, arrivando a dominare la scena non solo con la musica come ai tempi del programma di Boncompagni ma anche su set cinematografici prestigiosi. L’attrice, in una recente intervista per Repubblica, ha raccontato l’ennesimo progetto degno di nota che porta la sua firma: ‘InFame’, un libro prossimo a diventare anche un film – come racconta HuffPost – e che racconta la sua vita da un punto di vista della sofferenza che spesso si cela silenziosa dietro conquiste e successi professionali.

Dalle prese in giro per il fisico al calvario della malattia, Ambra Angiolini ha trovato nella perseveranza e nella forza di volontà la chiave per sottrarsi ad un vortice che non poteva che farle del male: “Vent’anni fa in Rai andò in onda un servizio dove mi definivano ‘Generazione XXL’… Ho scelto di non rifiutare quella porcata, ma di affrontarla”. Probabilmente da qui nasce l’esigenza di raccontare tutto in un libro, ‘InFame’, spostando dal cono d’ombra un lato della sua vita scandito dalla sofferenza ma che non ha mai voluto vivere nel ruolo di vittima: “Mi sono ripresa tutto e so che può far male a chi ha provato a fermarmi ma non ci sono riusciti”.
Ambra Angiolini e il calvario della bulimia: “Quella malattia è diventata una forma di coscienza”
Il discorso di Ambra Angiolini – sempre per Repubblica, come riporta HuffPost – mette l’accento sul calvario della malattia; erano gli anni del successo fragoroso grazie a Non è la Rai e lo spettro dei disturbi alimentari e della bulimia era diventato una logorante costante. “Ero nel pieno della malattia, ero una ragazzina; quella patologia ti frega perchè non comprendi da dove arriva… Oggi non è più una malattia, ma un aggettivo”.
Ambra Angiolini ha anche raccontato come sia arrivata a dare un nome a quella malattia dopo un lungo periodo di calvario e come, grazie ad un libro scoperto per caso, sia pian piano arrivata al punto di svolta. “… Era ‘Tutto il pane del mondo di Fabiola De Clercq e leggo la frase: ‘Vomito tutto il pane del mondo’. Mi spavento, lo chiudo e lo compro; lì ho capito”. L’attrice – nell’intervista rilasciata per Repubblica – ha aggiunto: “Ho dato un nome a quel male… Oggi non vomito più, quella parte di me è diventata una forma di coscienza; sono bulimica nel senso profondo, per gli affetti e il lavoro. Ho bisogno di verità, di abbracciare ed essere abbracciata”.
