La vicenda di Giovanni Custodero, portiere di calcio a 5 morto di sarcoma osseo, ha fatto tornare in mente la vicenda di Andrea Fortunato, che ci ha lasciati ormai 25 anni fa ma il cui ricordo è sempre vivo nel cuore degli appassionati di calcio, non solo dei tifosi di Juventus o Genoa. Oggi l’ex terzino sinistro avrebbe 49 anni, ma purtroppo possiamo solo immaginare quale sarebbe stata la sua carriera: nato a Salerno nel 1971, cresciuto nel settore giovanile del Como, lanciato dal Pisa ma soprattutto dal già citato Genoa, Fortunato era arrivato alla Juventus nel 1993, notato da Giovanni Trapattoni. Quattro anni dopo la partenza di Antonio Cabrini, i bianconeri sembravano aver trovato un nuovo esterno basso di grande livello: purtroppo, la sua esperienza sarebbe durata appena 35 partite più una stagione passata interamente da spettatore prima del tragico epilogo, nel pomeriggio del 25 aprile, stroncato dalla leucemia. Una vicenda, quella di Andrea Fortunato, che ci ha privati di un giocatore che già a 22 anni aveva esordito in nazionale nel corso di una partita di qualificazione ai Mondiali e che avrebbe certamente messo insieme altre presenze con la maglia azzurra, magari diventando una bandiera della Juventus. Così non è stato: nel suo palmarès figurano scudetto e Coppa Italia sotto la guida di Marcello Lippi, ma Andrea non c’era già più.
ANDREA FORTUNATO, IL RICORDO
I problemi di Andrea Fortunato erano iniziati nella primavera del 1994: dopo un campionato di alto livello, il terzino della Juventus aveva accusato un calo nelle prestazioni ed era anche stato criticato da una parte dei tifosi (che poi, saputa la verità, si sarebbero scusati) per scarso impegno. Quando Andrea uscì all’intervallo in un’amichevole contro il Tortona, dicendo di essere sfinito, scattarono i controlli: la diagnosi purtroppo fu terribile, leucemia linfoide acuta. La stagione seguente, Fortunato la trascorse tra chemioterapia, trapianto di cellule sane (da parte della sorella e del padre) e visite in ospedale; i compagni della Juventus si strinsero intorno a lui, in particolare Fabrizio Ravanelli che gli mise a disposizione la casa di Perugia (proprio la società umbra lo avrebbe ospitato durante gli allenamenti). A febbraio, sembrava fatta: Andrea era addirittura riuscito ad andare a Salerno per la laurea della sorella e a Marassi per seguire la Juventus, impegnata contro la Sampdoria e sempre più vicina a quello che sarebbe stato uno scudetto vinto a nove anni di distanza dall’ultimo. Purtroppo però la malattia era in agguato, e Andrea quel tricolore non lo avrebbe mai festeggiato: le difese immunitarie, improvvisamente abbassate da una polmonite, lo lasciarono senza vita a 23 anni. Un giovane talento spazzato via dal misterioso destino che riguarda tutti noi.