Antonio Vullo è l’unico sopravvissuto alla strage di via d’Amelio: il poliziotto era alla guida della prima autovettura di staffetta, che precedeva quella in cui viaggiava il magistrato siciliano. “Era pieno di automobili parcheggiate, difatti, dato che era la madre, sia me sia al capomacchina, che era Claudio Traina, ci ha dato un po’ di pensiero”, ha detto Vullo alla Corte d’Assise di Caltanissetta nel ’99. Borsellino infatti aveva raggiunto la villa per fare visita alla madre, precedendo ad un certo punto la vettura di Vullo per mostrare agli agenti il punto esatto in cui si trovava il cancelletto. Dopo una prima perlustrazione da parte dell’intera scorta, Vullo ha deciso di girare di nuovo la macchina, in modo da averla già pronta per ripartire. Borsellino stava suonando il campanello, poi l’esplosione. “Sono stato investito io da una nube abbastanza calda”, ha aggiunto il testimone, “all’interno dell’abitacolo sono stato sballottato, sono uscito dal veicolo e tutto distrutto, già avevo visto il corpo di un collega, dell’autista Cusina, che era accanto alla mia macchina e mi sono messo a girare così, senza nessuna meta, cercando aiuto o dando aiuto agli altri colleghi”. Vullo si è messo a cercare poi aiuto, andando fino alla fine della strada, all’altezza del giardino. “Ho visto tutto distrutto, non ho visto nessuno che potesse aiutarci”, ha aggiunto, ” e (sono andato a vedere) prima dall’altra parte, verso la via Autonomia Siciliana, e là ho visto il primo collega… la prima voltante che è arrivata, però non ricordo bene chi fossero”.
Antonio Vullo, l’unico testimone dell’attentato a Paolo Borsellino
Antonio Vullo è l’unico testimone in grado di raccontare che cosa sia accaduto il giorno dell’attentato al magistrato Paolo Borsellino e alla sua scorta. Ha assistito all’esplosione, è riuscito a scendere dall’auto già avvolta dalle fiamme. “Ho avuto una sensazione quel giorno”, ha raccontato tempo fa a Vanity Fair, “fisicamente sono uscito dall’auto da solo, ma è stato come se i miei cinque colleghi e il magistrato mi avessero tirato fuori mentre stava prendendo fuoco“. Oggi, sabato 18 luglio 2020, l’Italia si raccoglierà ancora una volta in occasione del nuovo anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo. Vullo nel frattempo è andato in pensione e anche se ancora oggi continua a pensare di essere stato miracolato, non sente di avere nessuna colpa. “Non mi sono nè nascosto nè tirato indietro o piegato”, ha sottolineato, “è successo e lo devo accettare. Molti mi dicono che sono stato fortunato ma non è stata proprio una fortuna vivere questo”. Vullo era stato aggiunto alla scorta solo pochi mesi prima della tragedia, alla fine del maggio del ’92, e per questo ha avuto modo di stare in contatto con Borsellino per un breve periodo di tempo. “Quella che ho conosciuto era una persona stupenda e molto umile”, ha aggiunto, “che aveva a cuore anche noi della scorta”. Borsellino poi era consapevole che dopo la morte dell’amico e collega Giovanni Falcone, sarebbe toccato a lui. “Solo negli ultimi giorni, però, il suo umore era cambiato“, ha dichiarato Vullo, “aveva saputo che era arrivato il tritolo”.