Sono trascorsi trentuno anni dalle stragi mafiose, Antonio Vullo è tra i sopravvissuti agli attentati targati Cosa Nostra. Lui, agente di polizia, era presente in via D’Amelio ed è l’unico superstite. Nella giornata di ieri ha incontrato il premier Meloni e ha apprezzato la sua presenza: “Sì. Il suo è stato certamente un gesto importante, ma deve essere seguito dai fatti, altrimenti diventa solo una passerella e noi delle passerelle siamo stanchi. […] In 31 anni si sono alternati al governo politici di tutti i colori. Ciascuno di loro è venuto e ha detto belle parole, ma noi abbiamo avuto solo promesse”, le sue parole al Corriere della Sera.
Tornando al 19 luglio del 1992, Antonio Vullo ha ammesso di rivivere quel giorno costantemente. Si tratta di una data che non potrà mai cancellare: “Quando vedi a terra i brandelli di carne dei tuoi colleghi, quando calpesti pezzi di corpi dei tuoi fratelli saltati in aria, niente è più come prima. È uno choc insuperabile che ti cambia per sempre e, purtroppo, condiziona anche i rapporti familiari. Io il mio dolore non sono riuscito a tenerlo fuori di casa”.
Le parole di Antonio Vullo
Antonio Vullo ha spiegato che il suo malessere è peggiorato perché alla memoria di quel che è stato si sono aggiunti altri fatti che non hanno contribuito alla scoperta della verità: “Sono cose che non hanno consentito e non consentono alle ferite di rimarginarsi”. Le ombre sugli attentati del 1992 restano e secondo Vullo non saranno mai dissipate “fino a quando, nelle istituzioni, ci sarà chi sa e non parla non sapremo mai davvero tutto”. E l’agente di polizia ha ammesso di non aver sentito la vicinanza dello Stato per molto tempo: “Anzi ho quasi avuto l’impressione di essere considerato il testimone di verità scomode e di essere quindi trattato con ostilità. Ora forse le cose sono un po’ cambiate”.