Anziane sole e malate raggirate per oltre un milione di euro in provincia di Varese: è quanto sarebbe emerso da una indagine condotta dalla Guardia di Finanza che avrebbe portato all’arresto di tre persone, destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Busto Arsizio su richiesta della locale Procura. Secondo quanto reso noto dal Comando provinciale della GdF di Varese, i tre indagati sarebbero sospettati del reato di circonvenzione di incapace. Secondo l’accusa, si sarebbero impossessati di ingenti somme di denaro e beni immobili approfittando della condizione di fragilità psicologica ed emotiva delle vittime, nonché del loro precario stato di salute.
“L’articolata indagine penale posta in essere dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Varese, sotto la direzione della Procura bustocca – si legge nella nota dei militari –, è scaturita dalla segnalazione di un’operazione sospetta ai fini della normativa antiriciclaggio, sulla base della quale appariva che una donna, persona che versa in condizioni di inferiorità e deficienza psichica, fosse vittima di condotte manipolatorie da parte di diversi malfattori“. I soggetti, poi individuati dagli inquirenti, avrebbero indotto l’anziana a disposizioni patrimoniali per sé pregiudizievoli dilapodandone il patrimonio e costringendola così ad una condizione di “assoluta indigenza”.
Anziane malate raggirate: la ricostruzione della Guardia di Finanza
L’indagine dei finanzieri sarebbe andata avanti per mesi attraverso intercettazioni telefoniche ed accertamenti su conti correnti bancari, fino a individuare le presunte vittime di quello che gli inquirenti descrivono come un “sodalizio” dedito alla truffa e al raggiro di donne anziane in condizione di solitudine e difficoltà fisiche o psicologiche. I “bersagli” sarebbero stati selezionati sulla base delle loro ingenti disponibilità economiche e immobiliari.
Secondo quanto reso noto dalla Guardia di Finanza, “nel corso delle investigazioni è emerso che una vittima era stata indotta a dismettere l’ingente patrimonio ricevuto in eredità dai propri facoltosi genitori (composto anche da appartamenti ubicati in importanti località di villeggiatura italiane), del valore di 450mila euro, finendo poi costretta a vivere in una casa pubblica posta a disposizione dai servizi sociali di un Comune della provincia varesina e con i pochi resti dei proventi derivanti dalla pensione di invalidità atteso che la pensione le veniva in parte sottratta da uno degli indagati“. Una delle anziane truffate e private dei propri beni, inoltre, sarebbe stata “in condizioni di salute terminali” e uno degli indagati, un infermiere, si sarebbe vantato con i complici dell’impegno “spasmodico profuso per evitarne il decesso con degli interventi farmacologici d’urgenza da lui praticati d’iniziativa in assenza del medico”. Pratiche che avrebbero “tenuto in vita” l’anziana per consentire di continuare ad aggredire le sue disponibilità finanziarie e, ricostruiscono gli inquirenti, “consistenti in iniezioni direttamente in vena di potenti farmaci bronco-dilatatori”.