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Home » Esteri » Usa » ARMI A KIEV E ULTIMATUM A PUTIN/ “Ecco perché nemmeno Trump (ora) vuole finire la guerra”

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ARMI A KIEV E ULTIMATUM A PUTIN/ “Ecco perché nemmeno Trump (ora) vuole finire la guerra”

Int. Alberto Bradanini
Pubblicato 15 Luglio 2025
Rutte e Trump

Donald Trump e Mark Rutte al summit NATO (ANSA-EPA 2025)

Ieri l'atteso annuncio di Trump: sanzioni alla Russia senza una pace entro 50 giorni. La fornitura di armi continua: paga l'Ue

Ucraina rifornita di Patriot americani per la difesa antiaerea, pagati dagli europei; pesanti sanzioni alla Russia (dazi al 100% che colpirebbero anche i partner commerciali) se non ci sarà la pace entro 50 giorni. L’atteso annuncio di Trump sulla guerra si sintetizza così: una decisione velleitaria se lo scopo è quello di aprire la strada alle trattative, più logica se l’obiettivo è portare a casa molti soldi da mettere nelle tasche delle imprese belliche USA.


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Alberto Bradanini, ex ambasciatore italiano in Cina e in Iran, spiega così l’annuncio del presidente statunitense, diffuso mentre al suo fianco era seduto il segretario generale della NATO, Mark Rutte. La pace, intanto, rimane ancora una chimera, con i russi che non cambiano le loro condizioni e gli americani che non possono uscire da questa situazione come sconfitti.


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La vorrebbe la Cina, che vede comunque nel conflitto un ostacolo ai suoi affari, anche se poi da questa situazione pure Pechino ha tratto vantaggio. I cinesi, tra l’altro, reduci da una tregua con gli americani sui dazi, nel mese di giugno fanno segnare un +32% dell’export con gli USA.

Il grande annuncio di Trump sull’Ucraina riguarda la fornitura a Kiev dei Patriot, pagati dagli europei, e la promessa di sanzioni pesanti alla Russia se non ci sarà la pace fra 50 giorni. Come si spiega questa decisione del presidente USA?

Siamo davanti a un presidente instabile, che non persegue una strategia messa a punto in termini complessivi, sulla base della valutazione di rapporti di forza e obiettivi. Un presidente espressione di un Paese che fatica a prendere atto che il mondo è cambiato, che la superpotenza americana che dettava legge in tutto il mondo è un ricordo del passato. Reputo che dietro Trump ci sia molta confusione e una leadership molto debole in termini di comprensione di tutti questi eventi. Per di più l’uomo è ricattato.


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Da chi?

Negli Stati Uniti si va diffondendo il convincimento che sia nella lista di Jeffrey Epstein, dietro la quale, come dice lo stesso Tucker Carlson, ci sarebbe una filiera governata dal Mossad. Una circostanza che spiegherebbe tante cose anche di quello che succede in Medio Oriente.

Perché Trump non è riuscito a raggiungere un accordo per l’Ucraina?

L’idea che gli Stati Uniti possano accettare una sconfitta e quindi ipotizzare un compromesso con la Russia, come l’avvento di Trump aveva lasciato immaginare, è sbagliata. Un compromesso con la Russia, che sta vincendo la guerra, significherebbe accettare la sconfitta. Inoltre, Lavrov, Peskov, la Zakharova, lo stesso Putin, hanno detto e ridetto più volte che la pace è possibile solo alle condizioni poste fin dall’inizio: che l’Ucraina non entri nella NATO, che venga demilitarizzata e denazificata, che i quattro oblast alla Russia, più la Crimea, siano riconosciuti internazionalmente come appartenenti alla Russia. E questo se la guerra finisce oggi, altrimenti i territori occupati forse saranno anche di più.

Le condizioni sono queste, prendere o lasciare. È per questo che gli USA non possono accettare una pace di questo genere?

Sì, perché significherebbe una sconfitta su tutti i fronti e Trump non intende passare alla storia come colui che è stato battuto in questo modo in Ucraina. Ma c’è un’altra ragione, più strategica e sostanziale. Qualora si raggiungesse un compromesso, non per questa ragione la Russia diventerebbe una nazione amica: sarebbe al massimo una nazione non nemica. Ormai è alleata strategicamente con la Cina, che è il principale contendente dell’egemonia americana nel mondo.

Il tentativo attribuito a Trump di accordarsi con la Russia anche per allontanarla dalla Cina è destinato a fallire?

I russi non hanno l’anello al naso. Intanto, gli americani hanno perso qualsiasi credibilità: Obama ha raggiunto un accordo sul nucleare con l’Iran e Trump lo ha stracciato, nessuno ormai crede che sia possibile raggiungere un’intesa con l’amministrazione americana che possa essere rispettata. In ogni caso, la Russia deve essere contenuta in Europa, perché altrimenti diventa troppo forte e rafforza eccessivamente il nemico principale degli USA, che è la Cina. Il contenimento, però, non deve essere realizzato dagli americani, che non hanno più le risorse per farlo, ma dagli europei, i quali sono anche masochisticamente contenti di prestarsi. Trump, che è un businessman, in questo modo fa anche gli interessi delle grandi corporazioni, dei venditori di armi e delle grandi aggregazioni finanziarie di Wall Street.

Per questo i Patriot americani per l’Ucraina verranno pagati dalla NATO e dall’Europa?

Anche le armi del riarmo europeo vengono comprate per il 70-80% negli Stati Uniti. Questo è lo scopo di tutta l’operazione. Allora tutto si capisce, la strategia non è più velleitaria, ma realistica e punta ad arricchire ulteriormente i produttori di armi e la finanza americana. Resta il grosso punto interrogativo del dollaro, destinato a declinare e ad avere come effetto un ridimensionamento del benessere americano.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi avrebbe detto all’alto rappresentante UE per gli Affari esteri, Kaja Kallas, che Pechino non può permettersi che la Russia perda la guerra, perché altrimenti gli USA concentrerebbero le loro attenzioni sull’Indo-Pacifico. Che ruolo gioca la Cina nel conflitto in Ucraina?

È una dichiarazione che Wang Yi non ha mai fatto. La Cina è un Paese pacifico, non solo per scelta politica e ideologica, ma per interesse: è il primo partner commerciale di circa 135 Paesi al mondo e, per la stragrande maggioranza degli altri, è il secondo; qualsiasi guerra la danneggia. Non è un caso che sia l’unico Paese che ha presentato una piattaforma per un possibile compromesso. Quando si dice che la Cina è contenta della guerra si dice una cosa falsa.

La Cina potrebbe contribuire in qualche modo alla fine del conflitto?

Non ha un ruolo perché è una guerra lontana, voluta dagli USA, in un teatro dove la Cina non è protagonista. I cinesi sono disponibili a contribuire alla soluzione, che però deve essere trovata dai Paesi direttamente coinvolti. Raggiunta la pace, sono anche disposti a partecipare alla ricostruzione.

Intanto, nonostante l’iniziale muro contro muro sui dazi, a giugno l’export cinese è cresciuto del 32% rispetto a maggio (38,2 miliardi di dollari contro 28,2). È un fallimento della politica trumpiana dell’aumento delle tariffe che vuole mettere in difficoltà la Cina?

Il dato si riferisce a un mese, non è indicativo di un fenomeno stabile. È possibile che sia dovuto a contratti pregressi, che magari beneficiavano di tariffe più basse, oppure che chi doveva importare prodotti dalla Cina si sia mosso per tempo temendo un peggioramento dei dazi. Con la paura di altri aumenti, molti importatori hanno preferito importare a giugno, pagando meno. L’exploit di un mese, insomma, può essere dovuto a un fenomeno reattivo, relativo a contratti pregressi o al timore di ulteriori dazi.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpVladimir Putin

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