L'assegno di inclusione nel 2025 è sotto il controllo attento dell'INPS. L'ente si accerterà di chi gode o meno dei requisiti.

A fronte del pagamento da destinare sotto forma di assegno di inclusione 2025, l’INPS vuole accertarsi dei requisiti che i potenziali beneficiari desiderano soddisfare. Ad aver apportato dei cambiamenti è l’ultimo Bilancio previsto per quest’anno.

Con l’introduzione del decreto Lavoro con il protocollo numero 48 di due anni fa, del 2023, l’Adi copre una indennità mensile sostituendo di fatto il vecchio “Reddito di cittadinanza”. La misura mira a completare un percorso a sua volta destinato al lavoro e all’attività sociale.



I requisiti previsti e inclusi nell’Assegno di inclusione 2025

Per poter ricevere l’Assegno di inclusione 2025 occorre differenziare due tipologie di condizioni e requisiti. Il primo di natura reddituale, che rispetto allo scorso anno è stato innalzato di 800€ annui, totalizzando complessivamente un limite ISEE di 10.140€.



Vanno tenute in considerazione altre variabili quali: età anagrafica del più grande del nucleo familiare, eventuali disabilità (di media o grande entità), e la scala di equivalenza proporzionata ai fattori appena descritti.

Marzo è un mese importante per accertarsi delle reali condizioni per godere dell’Assegno di inclusione, tanto che l’INPS procederà – in primis – a verificare che l’ISEE risulti adeguatamente aggiornato. Potrebbero far decadere il contributo, in maniera automatica, anche le dimissioni volontarie dal posto di lavoro avvenuto nel mese precedente.



Tra gli altri accertamenti e successive modifiche, vi sono ulteriori indennità come ad esempio il trattamento di invalidità oppure l’inizio di un nuovo impiego.

Controlli periodici dall’INPS

In questi periodi l’ente previdenziale provvederà agli accertamenti per assicurarsi che i potenziali beneficiari soddisfino le adeguate misure e condizioni. Dopo aver terminato l’iter, l’INPS, laddove lo preveda, deciderà se autorizzare o meno l’accredito ai richiedenti.

La ricarica della carta spetta Poste Italiane, che a sua volta attende l’ok da parte delle Poste. Laddove il beneficio dovesse essere confermato, la società di Poste provvederà al pagamento entro 12 giorni a partire da 15 marzo.

Se la sospensione del pagamento avvenisse per mancata CU, allora dopo aver finalizzato l’adeguamento si potranno ricevere gli arretrati corrispondenti ai mancati pagamenti.