Il caporalato continua ad essere una piaga dei nostri tempi, tanto che il ministero del lavoro ha convocato un tavolo per studiare una serie di interventi ad hoc per mettere in protezione i lavoratori e condannare gli sfruttatori senza pietà. Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, al termine del tavolo, ha spiegato che l’intenzione è quella di adottare lo stesso schema messo in atto per le donne vittime di violenza: chi denuncerà il caporalato, otterrà l’assegno di inclusione. Il governo si sta già muovendo in questo senso, facendo “le verifiche di compatibilità”, ma l’opportunità sembra concreta.
L’obiettivo è quello di tutelare la “condizione di fragilità” dei lavoratori, tanto che si sta pensando anche di concedere il permesso di soggiorno temporaneo a chi denuncia, come chiede la Coldiretti. “È sicuramente uno dei nostri ragionamenti” ha spiegato il ministro. Il capogruppo del Pd in Commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, al termine del tavolo ha ribadito che si vuole aprire una “stagione di lotta al caporalato seria” che superi gli slogan del governo. “Noi proponiamo di superare la legge Bossi-Fini che produce clandestinità e vere e proprie forme di schiavismo. Senza una svolta netta avremo altri Satnam Singh” ha aggiunto.
Coldiretti: “Potenziamo il lavoro agricolo di qualità per battere il caporalato”
Il segretario generale della Flai Cisl Onofrio Rota crede che serva un “approccio sistemico” per combattere il caporalato, con un programma per adottare una strategia in tempi certi. Le misure vanno adottato per valorizzare l’agricoltura sana e in regola, debellando ogni irregolarità: per fare ciò, secondo il sinacalista, è necessaria anche “una revisione delle concessioni dei permessi di soggiorno“. Tanti lavoratori stranieri diventano infatti irregolari nonostante le aziende lamentino mancanza di mano d’opera.
La Coldiretti, rappresentata al tavolo dal presidente nazionale Ettore Prandini, ribadisce che per sconfiggere la piaga del caporalato occorra finanziare e potenziare il lavoro agricolo di qualità, fatto nei limiti del legale. Così facendo si andrebbero ad eliminare gli spazi di manovra “concessi a chi lucra sul lavoro nero dall’attuale disciplina sull’ingresso degli extracomunitari in Italia e legare i contributi europei al rispetto dei diritti degli occupati in agricoltura“.