Israele attacca i leader di Hamas a Doha. Il vero obiettivo è sempre stanare i responsabili del 7 Ottobre. Ora anche a Gaza l'IDF "finirà il lavoro"
Un attacco alla leadership di Hamas riunita a Doha per discutere del piano di pace di Trump che poche ore prima Israele aveva detto di condividere. Questo non ha impedito alle forze armate israeliane dal prendere di mira con un blitz aereo in grande stile il luogo dove erano riuniti i capi dell’organizzazione palestinese in Qatar.
Secondo alcune fonti sarebbe rimasto ucciso il capo negoziatore di Hamas Khalil al Hayya e con lui avrebbero subìto la stessa sorte altre persone, mentre secondo altre la leadership dell’organizzazione sarebbe salva.
Di fatto, spiega Sherif El Sebaie, opinionista egiziano esperto di geopolitica del Medio Oriente, questa è la dimostrazione che il vero obiettivo di Israele è eliminare tutti coloro che hanno avuto a che fare con il 7 Ottobre e che questo avverrà comunque, anche se ci dovesse essere un cessate il fuoco.
L’obiettivo, quindi, è far fuori Hamas, anche se di fatto l’attacco blocca sia le trattative, sia gli Accordi di Abramo ed è in perfetta continuità con la prosecuzione delle operazioni militari a Gaza.
L’attacco di Israele a Doha è la tomba di ogni possibile trattativa per liberare gli ostaggi e per concludere la guerra?
Non è un attacco alle trattative, ma un attacco ad Hamas. Israele ha detto chiaramente, sin dal giorno successivo al 7 Ottobre, che dichiarava una guerra aperta e senza quartiere contro Hamas con lo scopo di distruggerlo o quantomeno di eliminare tutti coloro che hanno preso parte alla pianificazione e all’esecuzione dell’attacco. Era già chiaro da allora che tutti i componenti di questa leadership, ovunque fossero, erano morti che camminavano. Prima o poi, a prescindere dalle trattative, li avrebbero uccisi.
Che segnale arriva allora da questo ennesimo blitz?
È un’ulteriore conferma che le trattative e la sorte degli ostaggi sono una questione di secondo piano per il gabinetto di Netanyahu, anche se non c’era bisogno dell’attacco di Doha per convincersene. Sono passati due anni, se avessero voluto gli ostaggi li avrebbero liberati prima. È vero che Israele nel caso di Gilad Shalit (soldato rapito nel 2006, ndr) ci ha messo 5 anni a liberarlo, ma si trattava di un ostaggio, mentre qui sono tanti, rapiti in seguito a un attacco di Hamas che dal punto di vista simbolico aveva tutt’altra portata.
Doha dimostra che per Tel Aviv Hamas non avrà scampo, resta però il significato simbolico di un attacco condotto, così sembra, mentre i leader dell’organizzazione palestinese stavano discutendo del piano di Trump per la pace a Gaza, che Israele aveva appena detto di voler accettare. Questo elemento cosa dice in più del significato del blitz?
Non è la prima volta che succede, si era nel bel mezzo delle trattative anche quando è stato fatto fuori Haniyeh. Anche in quel caso il negoziato fu fermato. La priorità di Israele è punire i responsabili dell’attacco del 7 Ottobre. Gli israeliani hanno capito che la politica delle trattative con Hamas, che portava a scarcerare migliaia di prigionieri palestinesi in cambio anche di un solo soldato, li danneggia. Anzi, ha creato la situazione che ha portato all’attacco palestinese di due anni or sono: tra i prigionieri liberati in precedenza, per esempio, c’era anche Yaya Sinwar, già leader di Hamas nella Striscia.
Vuol dire che se anche Israele firmasse un cessate il fuoco l’obiettivo rimarrebbe comunque quello di ammazzare i capi di Hamas?

Non dimentichiamo il precedente dei giochi olimpici del 1972 e l’operazione che Israele portò avanti per anni per rintracciare i responsabili dell’attacco di Monaco in cui erano stati uccisi i suoi atleti.
Il fatto che questo blitz sia stato portato a termine a Doha cosa cambia nei rapporti con i Paesi del Golfo?
Il messaggio che passa, intanto, è che Israele, provocato e ferito dal 7 Ottobre, è diventato il mad dog, il cane pazzo, del Medio Oriente, secondo l’espressione che un tempo veniva usata per Gheddafi. Non c’è giorno che Israele non bombardi un Paese dell’area: lo Yemen, il Libano, la Siria, l’Iran. Adesso è toccato al Qatar. Un segnale preoccupante: Israele è fuori controllo.
Secondo lei Trump è stato informato, come si sta dicendo in queste ore?
Gli israeliani non si sarebbero permessi di attaccare il Paese in cui c’è la più grande base americana dell’area senza il via libera USA. Ma Trump non vuole controllare Israele. Ho qualche dubbio che sia stato informato il Qatar. Questo attacco è un ulteriore ostacolo sulla strada degli Accordi di Abramo, almeno nel breve o medio termine. L’attacco di Hamas, d’altra parte, era finalizzato anche a bloccare queste intese.
Questa vicenda che scenario apre per la guerra a Gaza?
L’operazione a Gaza continuerà, così come il confinamento dei palestinesi in pochi chilometri quadrati. Quale sarà il piano per tutto il resto del territorio una volta svuotato dalle macerie lo vedremo. Per come si stanno mettendo le cose capisco il pessimismo del Papa: non credo che i palestinesi avranno più il controllo della Striscia come prima. Che poi possano rimanere lì o essere deportati in massa è un altro paio di maniche.
(Paolo Rossetti)
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