Attacco hacker a X, Elon Musk accusa: "Violazioni partite da IP registrati in Ucraina", ma poi arriva la rivendicazione del gruppo pro Pal Dark Storm Team

Un grave attacco hacker ha bloccato i server del social X nella giornata di lunedì 10 marzo, rendendo praticamente inaccessibile agli utenti la piattaforma e provocando numerosi disservizi che si sono prolungati per tutto il corso della giornata. Sull’episodio si sta ancora indagando ma dalle prime ipotesi sembrerebbe stata riconosciuta la veridicità della rivendicazione da parte del gruppo filo palestinese Dark Storm Team, non nuovo a questo tipo di crimini informatici contro siti web, soprattutto governativi e appartenenti a paesi considerati “nemici”. Come aveva scritto infatti lo stesso gruppo in un post su Telegram, quest’ultima violazione sarebbe parte di un piano che prevedeva di colpire sistemi appartenenti a nazioni Nato o che sostengono Israele .



A rivelare queste informazioni è stato il giornale Newsweek, che ha poi anche pubblicato una lista, nella quale venivano riportati tutti i server internazionali, ai quali si appoggia X, che erano riusciti a forzare, tra i quali compariva anche quello italiano. Elon Musk ha prontamente risposto con un post, nel quale, oltre a confermare quanto accaduto ha sottolineato: “Riceviamo ogni giorno questo tipo di attacchi, questa volta però deve esserci dietro un grande gruppo o un paese, perchè è stato fatto con molte risorse ed è stato massiccio



Elon Musk accusa l’Ucraina per l’attacco hacker a X, si indaga sulla rivendicazione del gruppo Dark Storm Team

Elon Musk ha commentato l’attacco hacker a X anche in una intervista rilasciata all’emittente Fox News, affermando che la massiccia violazione sarebbe arrivata da “Indirizzi IP registrati in Ucraina” con lo scopo di silenziare il social e di colpire in particolare la sua figura in qualità di proprietario e per il suo ruolo nell’amministrazione Trump. L’accusa ora rischia di aumentare le tensioni già esistenti tra l’imprenditore e Kiev, soprattutto dopo la decisione di tagliare tutti gli aiuti umanitari del programma USAID e l’ipotesi, poi smentita, di interrompere il servizio di comunicazioni fornito da Starlink.



Dai primi risultati delle indagini condotte da varie agenzie di cybersecurity sembrerebbe però plausibile la responsabilità del team Dark Storm, che in passato era riuscito a provocare altri disagi in strutture pubbliche come l’aeroporto di Los Angeles e quello del porto di Haifa in Israele. Precedentemente però le inchieste sul gruppo di hacker avevano scoperto legami con la Russia, quindi attualmente resta ancora aperta la possibilità che ci sia un altro reale mandante dietro queste interruzioni di servizi.