Il 10 dicembre la UE doveva annunciare nuove regole per l’auto europea. Invece si rinvia (forse) a gennaio. E il settore è sempre più in sofferenza
La notizia arriva da un’intervista. Quella rilasciata al quotidiano tedesco Handelsblatt dal commissario UE ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas: la UE ha rinviato l’annuncio del tanto atteso pacchetto auto, che doveva segnare una consistente inversione di tendenza rispetto alla direttiva che prevede dal 2035 la rinuncia a produrre auto con motore endotermico (dunque solo elettriche). Il giorno fatidico doveva essere il 10 dicembre e invece tutto sarebbe rimandato almeno a gennaio. Salvo ulteriori rinvii.
È l’ennesima prova, spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, dell’inadeguatezza di Bruxelles a far fronte ai problemi di un comparto che rischia il tracollo. Ma Ursula von der Leyen ha fatto del rinvio il suo modus operandi: non può e non vuole scontentare soprattutto i verdi sulle scelte green, ma si trova pressata dalle aziende che, seppure in forte ritardo, ora chiedono di optare per la neutralità tecnologica e non più solo sulle auto elettriche.
Tutti erano in attesa del 10 dicembre e invece la UE ha sfoderato ancora una volta l’arma del rinvio. Da dove nasce il ripensamento?
Questo rinvio dimostra che la Commissione non sa ancora che pesci pigliare. Se avesse già deciso di cambiare orientamento rispetto a prima, orientandosi verso una linea più pragmatica, non avrebbe rinviato. Ha inciso molto la lettera a von der Leyen del cancelliere tedesco Friedrich Merz, nella quale ha chiesto alla UE di cambiare politica perché l’industria tedesca sta soffrendo. Se non ci fossero stati dubbi sulla linea da intraprendere, la presidente della Commissione avrebbe solo rassicurato il cancelliere tedesco sulle sue intenzioni.
Cosa può essere successo?
Di fronte a questo rinvio viene da pensare che von der Leyen avrebbe preso nuovamente tempo oppure avrebbe messo sul tavolo una soluzione che dava un colpo al cerchio e uno alla botte, per accontentare per l’ennesima volta sinistra e verdi sul Green Deal.
Certo che, per scontentare la Germania, che ha fatto della transizione green la sua bandiera ideologica, ce ne vuole.
Il messaggio di Merz è stato una sorta di avvertimento. Quando ho postato sui social il mio articolo sulla lettera di Merz ho usato l’espressione “Achtung Ursula”. Ed è stato proprio così. La realtà è che questa Commissione dovrebbe andare a casa. La situazione del settore sta peggiorando ancora, ma nonostante questo si rinvia tutto a gennaio, a non si sa bene quando. Tutti si aspettavano una decisione entro l’anno. E ci hanno messo un anno a capire che sono stati commessi degli errori, mentre bisognava rimediare molto prima. Intanto aziende e fabbriche chiudono e la Volkswagen va produrre le sue auto elettriche in Cina, vicino a Shanghai, e secondo qualcuno anche Stellantis potrebbe commercializzare come FIAT un’auto prodotta in Cina dal suo partner Leapmotor.
Da Bruxelles fanno sapere che la data del 10 dicembre era indicativa come tutte quelle del calendario dei lavori. Perché l’automotive europeo non può sopportare un altro rinvio?

Già il 10 dicembre non sarebbe stata una data definitiva perché bisognava seguire tutta la procedura prevista nella UE, passando dal Parlamento e dal Trilogo: per il provvedimento vero e proprio sarebbe stato necessario arrivare fino alla primavera. Però alle aziende sarebbe stata data un’indicazione, almeno al 90%, sulla strada da seguire, permettendo loro di programmare. In questo modo, invece, rimarranno tutti ancora fermi.
Gli operatori del settore come reagiranno?
Maria Rosa Baroni, presidente del consorzio NGV, che rappresenta la filiera dei carburanti alternativi, ma anche l’ANFIA (l’associazione della filiera dell’industria automobilistica italiana, nda), avevano già dichiarato in precedenza che senza indicazioni precise da parte UE sarebbero scesi in piazza. Bisognava farlo già prima, ma comunque è stata espressa questa intenzione. Credo che seguiranno delle prese di posizione, anche a livello politico. L’ANFIA terrà la sua assemblea proprio il 10 dicembre e non è l’unica associazione di categoria che si riunirà in quei giorni.
Oltre alla neutralità tecnologica cosa chiedono le aziende alla UE?
L’importante è che vengano cancellate le sanzioni per le aziende che non producono a sufficienza auto elettriche, anche perché i target di riduzione delle emissioni fissati dalla UE sono irraggiungibili nei tempi previsti. Le sanzioni sono state rinviate di tre anni, ma nel frattempo condizionano l’attività delle imprese che producono auto elettriche facendole risultare vendute ai concessionari senza che ci sia un reale assorbimento da parte del mercato. Tanto è vero che molti hanno i piazzali pieni di vetture. Si produce non per vendere ma per evitare le multe.
Basta togliere le sanzioni?
Occorre virare sulla neutralità tecnologica, ufficializzare i biocarburanti e l’apertura alle altre tecnologie decarbonizzanti. Ma occorre fare presto. E stavolta spero e credo che l’intero comparto automobilistico si faccia sentire.
(Paolo Rossetti)
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