La UE vuole solo auto elettriche per aziende e noleggi dal 2030. Germania contraria. Von der Leyen subisce le pressioni ambientaliste

Da più parti arrivano sollecitazioni a cambiare la direttiva UE che prevede, dal 2035, la produzione solo di auto elettriche. E Von der Leyen ha promesso di prendere in considerazione la possibilità di qualche modifica. Intanto, però, prende tempo, mentre la stampa tedesca rivela che Bruxelles intende anticipare al 2030 l’obbligo per gli autonoleggi e le aziende di utilizzare veicoli elettrici.



Un pegno, spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, che probabilmente la Commissione e i Verdi pagano alle lobby ambientaliste e alle loro pressioni. La nuova scadenza dà tempo solo cinque anni alle imprese per adeguarsi.

E resta il problema della rete di ricarica, che deve essere assolutamente potenziata: in questo momento le auto aziendali in viaggio potrebbero avere seri problemi di ricarica, allungando i tempi di lavoro.



La Commissione europea valuta di anticipare al 2030 l’obbligo per aziende e autonoleggi di acquistare solo veicoli elettrici o a zero emissioni. Bruxelles non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro sulle auto elettriche?

Per definirla in maniera educata direi che è una boiata pazzesca. Ma potrei anche calcare di più la mano. È veramente incredibile: la UE non si arrende all’evidenza. L’indiscrezione l’ha rivelata un giornale tedesco, Bild am Sonntag, ma non mi sorprende per niente.

Penso che questa Commissione europea, almeno la parte di sinistra, quella verde, sia sotto scacco, abbia fatto delle promesse alle lobby ambientaliste che non riesce a mantenere e quindi sta cercando una via d’uscita per scamparla, almeno parzialmente.



Siamo nel 2025, il 2030 è domani. Si parlava del 75% di elettrico nelle flotte aziendali nel 2027, ma è impossibile arrivarci. Non si accorgono degli errori che commettono, non ammettono che questo modo di agire sta portando l’Europa verso il precipizio, a un punto di non ritorno.

La UE, sollecitata a cambiare la direttiva sull’esclusività delle auto elettriche dal 2035, non può rinnegare le sue scelte?

Sì, ma c’è qualcosa sotto: sono state fatte delle promesse alle lobby ambientaliste, che sono molto potenti. Ursula Von der Leyen continua a rimandare e dice che all’inizio del prossimo anno vedrà di modificare il regolamento, intanto prende altro tempo. Il 29 settembre c’è la consultazione con le parti sociali per capire cosa ne pensano. Spero che non sia mirata, ma democratica: potrebbero trovarsi di fronte a una bocciatura fuori dal normale. Mi stupisco, comunque, di come persone così siano ancora al potere.

Questa volta, tuttavia, la Germania contesta la posizione UE. Lo stesso Merz si sarebbe detto contrario. È cambiato il vento per la Von der Leyen?

I tedeschi stanno provando sulla loro pelle quali sono gli errori che sono stati commessi. Il problema per le aziende è anche che non c’è una rete di ricarica ad alta velocità: non si può stare fermi per qualche ora in attesa della ricarica, per le imprese si tratta di una perdita di tempo.

Possono installare nelle loro sedi delle colonnine per la ricarica ad alta velocità, ma quando le macchine sono in giro per lavoro il problema si ripropone.

Resta il fatto che la UE sembra sotto scacco, magari più avanti emergerà per colpa di chi. Mi viene in mente la vicenda dei soldi dati alle lobby per promuovere il Green Deal. Non se n’è saputo più nulla. È un’altra decisione che va contro il mercato.

Gli autonoleggi che problemi potrebbero avere a rispettare la normativa?

Pensiamo al noleggio breve: chi prende la macchina in aeroporto e va a farsi un giro in Sicilia, per esempio, non è detto che trovi colonnine ad alta velocità. È sempre il solito discorso: prima si impone un determinato sistema e poi si pensa alle infrastrutture perché le auto possano circolare tranquillamente. Inoltre, rimane il tema dei costi elevati delle macchine.

Le aziende, intanto, erano già grandi acquirenti di auto elettriche: il 60% di tutte le nuove vetture appartengono a noleggi e flotte aziendali. Non basta?

Non capisco perché si debba imporre un determinato tipo di tecnologia. Se un’azienda vuole tutto il parco macchine fatto di vetture elettriche, lo faccia. Ma non ci deve essere niente di imposto. Dipende dalle esigenze dell’azienda, se deve sostenere viaggi a corto, medio o lungo raggio. Un aspetto da non sottovalutare sono i veicoli commerciali: per chi deve percorrere l’ultimo miglio per le consegne, le auto elettriche possono andare bene.

Fermo restando che le emissioni vengono calcolate allo scarico senza prendere in considerazione l’intero ciclo di vita della macchina, a partire dalla sua produzione. I diesel di ultimissima generazione emettono veramente pochissimo: perché devono diventare fuorilegge?

Cosa può cambiare la situazione?

Dobbiamo sperare che la Presidente della Commissione prima o poi passi la mano, perché è veramente un disastro: nella Commissione europea sono stati inseriti dei personaggi contro la volontà degli elettori. In secondo luogo, considero un errore il fatto che due partiti italiani (Forza Italia e Fratelli d’Italia) abbiano tenuto in piedi questa Presidente. È vero, c’è di mezzo il PNRR, magari anche qualche poltrona, ma non va bene giocare sui ricatti: i soldi del PNRR ci spettano e basta, non è che li decide la Von der Leyen.

Il documento preannunciato da Merloni, Merz e Macron smuoverà le acque?

L’appoggio, anche se con un’astensione, della Meloni alla Von der Leyen non mi è piaciuto, ma la sua visione su questi temi è quella giusta. Tuttavia, non bisogna fidarsi di Macron, che ha favorito la transizione, con i risultati che tutti sappiamo. Merz deve rimediare agli errori di Scholz. La Meloni deve stare molto attenta, deve prendere in mano la situazione e dettare la linea.

(Paolo Rossetti)

 

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