Secondo le ultime indiscrezioni, le auto USA importate in UE potrebbero avere dazi agevolati del 2,5%: quali sono gli effetti sui costruttori europei

Tra plausi, critiche e una dilagante incertezza difficile da attenuare, sembra che il recente accordo tra von der Leyen e Trump sui dazi USA sia riuscito a evitare una potenziale battaglia commerciale che avrebbe avuto ripercussioni molto più ampie del previsto, tanto che la stessa presidente della Commissione Europea presentando ai giornalisti il suo risultato ha precisato che l’accordo va visto come positivo perché rappresenta – pur non essendo le tariffe da “sottovalutare” – un’alternativa migliore alla potenziale guerra tariffaria.



Facendo un breve passetto indietro, secondo gli accordi sui presentati (parzialmente) in queste ore i dazi USA sono stati ridotti dall’iniziale minacciato 30% fino a un 15% reciproco che colpirà indistintamente tutte le merci: tra le clausole previste, però, si parla anche di alcuni prodotti che saranno esentati dal nuovo regime tariffario; fermo restando che per ora non sono ancora presentati ufficialmente dato che si attende la formalizzazione dell’accordo.



Tra le tante ipotesi che stanno circolando in queste ore, qualcuno sostiene che quasi certamente saranno esentati dei dazi USA i prodotti farmaceutici, forse quelli relativi all’industria dell’acciaio e – da ultimo, secondo la attuali indiscrezioni – le auto che dagli States raggiungono il suolo europeo potrebbero essere tassate al 2,5%.

Donald Trump, Presidente USA alla Casa Bianca (ANSA-EPA 2025)

Punto – quest’ultimo relativo alle auto USA che godrebbero di un regime agevolato – che apre all’incertezza sulla reciprocità, dato che proprio le case produttrici del Vecchio continente dipendono largamente dalle esportazioni verso gli USA e rischiano di incappare nell’ennesima battuta d’arresto di un’industria interamente già in profonda crisi, vedendo tassati i loro prodotti al 15% (secondo i dazi standard) e agevolati quelli importati dagli Stati Uniti.



Quale effetto avrebbero i dazi USA sui produttori di auto europei: Volkswagen e Volvo in difficoltà, Stellantis “salva”

Al di là delle indiscrezioni, qui potrebbe essere interessante soffermarci sul potenziale impatto che i dazi avrebbero per i costruttori europei partendo da due doverose precisazioni: la prima riguarda il fatto che inizialmente le tariffe minacciate da Trump sulle auto dovevano ammontare al 27,5% e – in tal senso – il 15% resta un risultato parzialmente positivo; mentre la seconda è relativa al fatto che il mercato USA resta il più importante per i costruttori europei con un volume d’affari pari a 39 miliardi di euro e 758mila auto vendute oltreoceano lo scorso anno.

A spiegare la portata degli eventuali dazi sulle auto europee ci ha pensato l’Associazione europea dei costruttori di automobili (o ACEA) che in un comunicato ha notato come l’accordo abbia dissipato parzialmente la “forte incertezza” che da mesi interessava l’intera industria, pur precisando che in ogni caso le tariffe al 15% avranno sicuramente “un impatto negativo” sia in Europa, che negli USA: l’auspicio di ACEA è che dopo la tempesta iniziale si arrivi a nuove trattative per ridurre “le barriere al vitale commercio transatlantico di automobili”.

Stando ai dati che abbiamo in questo momento, a pagare il prezzo maggiore dei dazi al 15% sarebbero soprattutto Volkswagen e Volvo con la prima che ha già visto i suoi margini di profitti ridotti del 5% dopo le semplici minacce da parte di Trump (peraltro quando ancora parlava di tariffe del 10%, inferiori a quelle attuali) e la seconda che negli USA vende circa il 16% dei suoi prodotti; mentre d’altra parte pur avendo perso circa 300 milioni di utili, Stellantis sarebbe la meno colpita dalle tariffe visto che le vendite negli States sono gestite quasi interamente dagli stabilimenti interni.