Dopo un Consiglio dei ministri finito alle 5:30 della mattina, il Governo ha dato conto del raggiungimento di un “accordo” con Atlantia/Autostrade per l’Italia. L’accordo definito da un comunicato stampa emesso dalla presidenza del consiglio sembra ricalcare dal punto di vista della “revisione della concessione” ciò che era già emerso negli ultimi mesi. La novità è la definizione di un percorso, non specificato nei tempi, in cui Cdp acquisirebbe una quota di controllo a valle di un aumento di capitale riservato, la cessione di altre quote di Atlantia in Aspi a investitori istituzionali graditi al Governo e infine la quotazione di Aspi. Tutto questo per finanziare un “rilevantissimo piano di manutenzione e investimenti”. In alternativa, al processo di aumento di capitale riservato, scissione e quotazione, Atlantia può cedere tutta la sua partecipazione a Cdp e investitori istituzionali. L’altra novità è che il Governo non revocherà la concessione.



Noi ci domandiamo sinceramente come si possa vendere tutto questo per qualcosa di simile a un “accordo” e poi come si possa “tenere quotato” un titolo con un’incertezza di questo tipo. “L’accordo” è fumoso nei tempi, ma soprattutto lascia il mercato completamente al buio sulla questione fondamentale che è ovviamente il prezzo. Diversi fonti questa mattina sostenevano che la definizione dei “dettagli” sarebbe affidata ai ministri delle Infrastrutture e dell’Economia. Vorremmo fare un esempio: è come se vendeste la vostra casa a Mario Rossi e poi diceste ai vostri famigliari e a vostra moglie che i “dettagli”, tra cui il prezzo, verranno definiti nei prossimi mesi. Tutti si chiederebbero se l’accordo è valido anche in caso il prezzo sia un euro piuttosto che un milione di euro.



Questo sarebbe l’accordo con i “dettagli” che verranno definiti nelle prossime settimane. In pratica questo comunicato stampa annuncia un futuro passaggio di controllo statale di Aspi, tutto da definire nei tempi, senza toccare le questioni fondamentali. La società, ripetiamo fino alla noia, è invendibile senza che la nuova convenzione sia definita nei minimi dettagli, investimenti, rendimenti e penali; I “Benetton” hanno come alternativa lo scontro o un accordo, ma tutti dovrebbero comprendere che se il prezzo è zero o molto lontano dalle richieste sarebbe a quel punto conveniente aprire un lungo contenzioso legale.



Le negoziazioni non finiscono questa mattina, ma continuano in attesa che vengano definiti i “dettagli” mentre il titolo viene lasciato in un’incertezza assoluta. Stiamo parlando di una società che occupava i primissimi posti tra i titoli quotati in Italia e del più grande concessionario quotato al mondo. Certo, il Governo ottiene di poter vendere per qualche giorno lo scalpo dei Benetton e un “rilevantissimo piano di investimenti” che però non partirà mai prima che vengano definiti alcuni dettagli che evidentemente sono ritenuti “dozzinali”: il prezzo e le clausole del contratto. Fate voi.

Chissà quanto durerà la magia dell’annuncio che i “Benetton hanno accettato le condizioni del Governo”. Quali esattamente? Nessuno lo sa. Non lo sanno gli investitori e non lo sanno i contribuenti. Chissà se basterà per gli elettori che a settembre andranno a votare in un terzo delle regioni italiane.