Continua l'epopea del nuovo decreto sugli autovelox: più del 60% non sono in regola, ma il MIT vuole i numeri precisi e l'effettiva collocazione
Continua l’ormai lungo iter che dovrebbe portare all’approvazione del nuovo decreto per regolarizzare gli autovelox fortemente voluto dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti presieduto dal leader del Carroccio Matteo Salvini che all’ultimo – poco prima dell’effettiva trasmissione a Bruxelles del nuovo pacchetto di norme – si era visto costretto a revocarlo temporaneamente per chiedere all’ANCI (ovvero l’Associazione nazionale dei comuni italiani) un vero e proprio censimento: alla fine i dati precisi – e ci torneremo a breve – sugli autovelox che non si potrebbero considerare in regola rispetto al nuovo decreto sono arrivati; ma secondo il MIT si tratta di statistiche poco precise e che andrebbero approfondite ulteriormente.
Partendo dal principio, è bene ricordare che la norma voluta da Matteo Salvini mirerebbe a mettere la parola fine a quella vera e propria giungla di ricorsi che intasano le questure e rendono – di fatto – poco efficiente la riduzione dei rischi derivanti dall’alta velocità, andando peraltro incontro ai cittadini con regole chiare e precise: l’idea – almeno, allo stato attuale – sarebbe quella considerare validi solamente gli autovelox omologati dopo il 2017; mente tutti gli altri andrebbero disattivati, revisionati, omologati e resi coerenti alla normativa di riferimento (appunto, quella dell’agosto del 2017).
Sul decreto autovelox da subito era arrivata la ferma opposizione da parte dell’ASAPS che aveva notato come lo spegnimento avrebbe messo a rischio le strade italiane durante il sempre affollatissimo periodo estivo e – forse anche in virtù di questo potenziale rischio – il dicastero presieduto da Matteo Salvini aveva convocato sia l’ANCI che il Ministero degli Interni per lanciare quella che definì “un’operazione trasparenza” chiedendo che si facesse al più presto un censimento per capire quanti e quali autovelox non rispetterebbero le nuove norme.
Per l’ANCI più del 60% degli autovelox non sono in regola: il MIT chiede i numeri precisi e l’effettiva collocazione di quelli che andrebbero spenti
Con un mese di distanza – alla fine – l’ANCI ha risposto al dicastero dei trasporti con una nota nella quale ha precisato che dalle rilevazioni risulta che attualmente siano più del 60% gli autovelox omologati precedentemente al 2017: nel dettaglio si tratterebbe del 59,4% se si guarda a quelli fissi (installati spesso e volentieri sulle autostrade e nei tratti cittadini più delicati) e al contempo di addirittura il 67,2% di quelli mobili (utilizzati a bordo strada o all’interno delle famose e famigerate colonnine).
Dal conto dell’ANCI l’auspicio è che a fronte di questi numeri si sarebbe riusciti ad arrivare “quanto prima alla definizione del quadro normativo” sugli autovelox fine a garantire la massima “sicurezza stradale” possibile, ma dal conto del Ministero – pur ringraziando l’Associazione dei comuni per i dati “preliminari” – sono state chieste ulteriori precisazioni per definire chiaramente “quanti sono gli autovelox e dove sono installati“: passo necessario – spiega sempre il MIT in una nota – per “capire come intervenire in modo concreto e ragionevole“, oltre che – naturalmente – nel minor tempo possibile.