Pietro Paganini, professore presso la Temple University di Philadelphia, è intervenuto ai microfoni di “Forte e Chiaro”, trasmissione di Antenna 3, per commentare il tema baby gang a Milano. Il docente universitario ha inteso affrontarlo a 360 gradi, bollandolo innanzitutto come “un fenomeno preoccupante”, amplificato dalla pandemia di Coronavirus. Durante il lockdown i giovani si sono trovati in primis a vivere “un momento quasi ludico, ritrovando le famiglie e insegnando loro l’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Però, poi, nel secondo lockdown, sono diventati vittime chiuse in casa e hanno scoperto che il nucleo familiare non era più un luogo di socializzazione, in quanto in alcuni casi è disgregato e con problemi”.
A quel punto, i fenomeni disvaloriali che già c’erano “si sono andati amplificando: basta vedere il numero dei pazienti negli ospedali psichiatrici e dei tentativi di suicidio. Il problema è serio, credo che qui sia opportuna una cabina di regia che affronti la problematica, che ha origine anche nei social e nell’informazione in pochi secondi. Non c’è più la concezione di cosa sia la vita: il tentativo di suicidio è vissuto come un videogame, nel quale si può sempre tornare indietro”.
BABY GANG MILANO, IL PROFESSOR PAGANINI: “I RAPPER HANNO TRASFORMATO SOGGETTI DISVALORIALI IN SOGGETTI VALORIALI”
Nel prosieguo di “Forte e Chiaro”, il professor Paganini ha anche evidenziato che “i rapper hanno trasformato soggetti disvaloriali in soggetti valoriali, con il cattivo che diventa un esempio, un simbolo per i ragazzi. Stesso discorso per alcune serie televisive. A Milano le varie gang di rapper divengono poi dei riferimenti e sostituiscono nelle forme di socializzazione la famiglia, la scuola, gli amici”.
Da questa deriva, secondo Paganini, “abbiamo ragazzini che compiono atti violenti senza pensare alle loro conseguenze sulla vita degli altri e anche sulla loro, per giunta senza un motivo. C’è bisogno d’appariscenza, c’è il culto del primato del disvalore, dell’assenza totale di princìpi e di valori. Credo che la comunità debba fare a tutti i livelli e a tutti i gradi delle analisi di quanto sta avvenendo”.