C’è un fenomeno negativo, di cui troppo spesso non si parla, che riguarda l’Italia: quello dei bambini strappati a madri straniere. Un argomento scottante, attuale, in riferimento al quale il nostro Paese ha rimediato sonore tirate d’orecchie da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma tale emorragia giudiziaria pare non volersi placare e miete annualmente centinaia di vittime.
Ne parla approfonditamente il quotidiano “Domani” sull’edizione di lunedì 3 maggio 2021, con un’ampia inchiesta realizzata sulla tematica. “Oggi – si legge nell’articolo – tra le migranti che arrivano nel nostro paese gira una voce: quella che gli italiani possano togliere loro i figli”. Per poi riportare la testimonianza di Mary (nome di fantasia), ex vittima di tratta che racconta il difficile periodo trascorso nel centro di accoglienza: “Ho visto due bambini portati via di fronte ai miei occhi a due mie amiche. Dicono che li hanno portati via per come gli davano da mangiare”. Come? Con le mani, incoraggiandolo di fronte a un rifiuto, “forzandolo, secondo gli operatori. Dicono che sia contro la legge. Ero davvero spaventata che lo portassero via anche a me”.
BAMBINI STRAPPATI A MADRI STRANIERE E ADOTTATI DA FAMIGLIE ITALIANE
Il fenomeno dei bambini strappati alle madri straniere, migranti e spesso vittime di tratta, rappresenta dunque una piaga non di poco conto per il nostro Paese. Stando ai dati diramati dal Ministero della Giustizia, sono stati 902 i bambini adottati nel 2016, 955 nel 2017, 850 nel 2018, ma per privacy non si può risalire alla loro nazionalità. Salvatore Fachile, veterano dell’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, rivela a “Domani”: “L’adozione internazionale è fallita, i bambini arrivano grandi e traumatizzati. Mentre ci si è accorti che esiste un altro canale di bambini non traumatizzati perché nati in Italia: quello delle mamme migranti. C’è un interesse fortissimo da parte delle famiglie che registrano la loro disponibilità presso i tribunali minorili: famiglie progressiste, benestanti e influenti. Anche per questo è una storia che non viene raccontata”. Il centro Fanon, a Torino, raggruppa professionisti che lavorano proprio per interrompere questa catena di adozioni: “Le separazioni in numerosi casi sono improvvise e ingiustificate sotto il profilo strettamente giuridico, non essendoci condizioni di abbandono né fisico né morale”, spiega Simona Taliani, antropologa e etno-psicologa. Le vittime dei provvedimenti “sono madri, sole e capofamiglia nella maggior parte dei casi, che vengono letteralmente fatte a pezzi dal sistema, dove ci sono ignoranza ed etnocentrismo”.