Bassetti “Plasma iperimmune inefficace”/ Lo studio: nessun impatto su mortalità Covid
Matteo Bassetti: “Plasma iperimmune non serve a nulla contro Covid”. E cita lo studio che lo dimostra: nessun impatto su mortalità, inefficace anche su andamento malattia

Il plasma iperimmune non serve a nulla e c’è uno studio che lo dimostra. A parlare in questi termini è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, nonché membro dell’Unità di crisi Covid-19 della Regione Liguria. Su Facebook ha pubblicato e commentato i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama. La ricerca svizzera, che ha esaminato gli studi fin qui condotti e che hanno coinvolto 11mila pazienti trattati appunto con il plasma convalescente, confermano quanto già emerso. «Il plasma dei guariti non ha nessuno impatto sulla mortalità o sull’andamento clinico della malattia. Speriamo che tutti leggano e non continuino la contrapposizione tra chi è pro e chi è contro il plasma dei guariti», ha dichiarato l’infettivologo.
Dopo aver ribadito che questa terapia è inefficace, Matteo Bassetti ha lanciato un appello: «Occorre evitare di dare false speranze alla gente e affidarsi unicamente alla medicina dell’evidenza. Viva la scienza e chi la sa leggere e studiare».
PLASMA IPERIMMUNE, NUOVA BOCCIATURA
I risultati dello studio pubblicato su Jama sono netti: «Il trattamento con plasma convalescente rispetto al placebo o allo standard di cura non è significativamente associato a una diminuzione della mortalità per tutte le cause o a qualsiasi beneficio per altri esiti clinici». Questa terapia non si è rivelata efficace neppure nella riduzione della durata della degenza ospedaliera o nel ricorso alla ventilazione meccanica. I ricercatori svizzeri hanno, però, precisato che ci sono state difficoltà nell’analisi a causa della mancanza di uniformità tra i metodi di studio. Ma dalla revisione sistematica degli studi clinici condotti emerge in maniera evidente il fatto che il plasma iperimmune non sia una terapia utile contro il Covid. Dunque, l’evidenza clinica dei benefici è limitata, mentre rapporti preliminari hanno mostrato che è ben tollerato e ha un basso rischio di eventi avversi, motivo per il quale negli Stati Uniti nell’agosto 2020 c’è stata l’autorizzazione all’uso di emergenza. Ora però la bocciatura.
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