Batterie auto elettriche “Poca trasparenza su miniere”/ Ong “Diritti umani a rischio”

- Valentina Simonetti

Batterie per auto elettriche, sotto accusa la filiera produttiva delle miniere in Africa, la denuncia delle Ong "Serve più trasparenza, lavoratori sfruttati e diritti umani a rischio"

africa miniera 1 lapresse1280 640x300 Minatori in Botswana (LaPresse)

Il mercato delle batterie per auto elettriche è in espansione, con produzioni che puntano a raddoppiare i volumi entro i prossimi anni a causa delle nuove regole sulla transizione energetica, che imporranno l’uso di mezzi non inquinanti per tutti. L’industria estrattiva di minerali essenziali e materie prime come cobalto e litio,  è stata messa sotto accusa per la poca trasparenza nella filiera produttiva, le Organizzazioni non governative denunciano che nelle miniere in Africa, non vengono rispettati i diritti umani, e il fenomeno rischia di peggiorare con l’avvento di nuovi investitori. Si chiede quindi all’Europa un maggiore monitoraggio delle procedure, per garantire che i lavoratori non vengano sfruttati.

Molte industrie di motori e aziende produttrici di auto elettriche, compreso il colosso Tesla,  si stanno affidando ad una piattaforma in grado di riconoscere il processo e garantire una corretta etichettatura delle materie prime e dei metalli. Questo dovrebbe funzionare come un vero e proprio passaporto dei minerali estratti che certificandone la provenienza dovrebbe far risalire alla tracciabilità andando ad individuare l’impresa e i relativi lavoratori impiegati. Ma i dubbi delle Ong permangono.

Miniere di cobalto per batterie auto elettriche sotto accusa “Non rispettati i diritti umani”

Dopo l’annuncio dell’iniziativa privata delle industrie che prevede di affidare la certificazione ad un passaporto di riconoscimento per tracciare la filiera produttiva nelle miniere estrattive in Africa, le Ong hanno dichiarato di continuare ad avere dubbi in merito allo sfruttamento dei lavoratori. Infatti questo metodo, potrebbe essere “utile a mascherare controlli unificati internazionali“, che invece sarebbero necessari per tutelare i diritti umani.

Più volte è stato denunciato dalle organizzazioni,  il trattamento, ai limiti della schiavitù, che verrebbe riservato ai lavoratori delle miniere di cobalto in Congo, con uomini e bambini intenti a trasportare materiali pesanti attraverso piccoli tunnel, anche per più di 12 ore al giorno. La blockchain non è ancora abbastanza, Anneke Van Woudenberg, direttrice dell’osservatorio sui diritti umani Rights and Accountability in Development ha dichiarato al quotidiano The Guardian che “Serve maggiore trasparenza, la transizione verde non deve avvenire grazie allo sfruttamento dei minatori“.







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