Bazzi ”lotte No Vax rivelano necessità nuovi confini”/ “Bisogno totalizzante di fede”

- Niccolò Magnani

Jonathan Bazzi e quel "bisogno totalizzante di fede" che potrebbe sottendere l'epoca di oggi, comprese le richieste-opposizioni del mondo no vax

Jonathan Bazzi Jonathan Bazzi (Instagram)

Con un editoriale sul “Domani” lo scrittore Jonathan Bazzi, pur deprecando le invettive del mondo no vax, prova a cogliere in profondità cosa può muovere l’umanità colpita, ferita e in balia degli eventi in questi ultimi due anni di pandemia mondiale.

Da scrittore vegano e sieropositivo – spiega Bazzi all’inizio del suo intervento – si ritrova spesso “coinvolto” dai tantissimi discorsi (e fake news) sul rapporto tra scienza e religione: «mi sono trovato spesso a osservare da vicino il comportamento dei no vax», scrive il giovane autore, «però sono anche sieropositivo, la scienza mi salva la vita ogni giorno, la ricerca permettere alle persone come me di convincere col virus». Il “mix” che racconta Bazzi è quello di potersi legittimamente domandare di cosa si parli quando si tratta la materia della “libertà” in contrapposizione con quella delle “necessità sanitarie”. Per lo scrittore i non vaccinati «imbastiscono le loro invettive e modulano i loro comportamenti come se non fossimo alle prese con una pandemia, ovvero pericolo di malattia e morte, nonché di collasso socio-economico». Non solo, attacca ancora Jonathan Bazzi, è come se (alcuni, mica sono tutti uguali, ndr) no vax «non riconoscessero che leggi, obblighi e divieti non facessero da sempre parte della nostra vita».

IL BISOGNO DI FEDE E LE “RICHIESTE” DEI NO VAX

L’affondo dello scrittore finalista del Premio Strega 2020 riguarda la presenza tutt’oggi, anche in pandemia Covid-19, di confini, proibizioni e imposizioni che sono alla base della libertà “controllata” di ciascun cittadino (e giustamente, considera Bazzi). Il punto è che «vengono dati per assodati questi confini, resi invisibili dall’abitudine, non accendendo l’allarme dei paladini dell’autodeterminazione». Fin qui il ragionamento di Jonathan Bazzi si avvicina a quello di moltissimi pensatori prima e dopo di lui: in un punto però si differisce dalla “massa” politicamente corretta dell’epoca Covid: quando scrive che «se il mondo cambia – e il nostro è decisamente cambiato – può essere che si aggiungano obblighi e divieti in più, nuovi». Parla sì di contrastare quell’accusa di “dittatura sanitaria” ma lo fa da un versante diverso: per Bazzi è desolante l’opposizione di parte della comunità contro i mezzi, pur insufficienti, di contrasto alla pandemia. È desolante ma comunque un tentativo umano, «che in quanto tale va visto, compreso e trattato»; no, Bazzi non è diventato affatto un no vax, semplicemente si rende conto che la realtà è più complessa di come viene dipinta dai “tifosi” pro-contro il vaccino Covid. Parla del «bisogno contemporaneo di credere in qualcosa di intenso, assoluto»; Bazzi, conclude, ritiene che vi sia oggi un estremo «bisogno totalizzante di fede, dentro e contro il marasma comunicativo ed emotivo di questi anni». Una richiesta di “trascendenza” che sottende ben più della infima lotta tra sì vax e no vax; è un problema, prima di tutto, umano.







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