La BBC ha ritirato il documentario "Gaza: How to Survive a Warzone": secondo un'indagine, il narratore è il figlio di un funzionario del governo di Hamas
È di questi giorni la notizia del ritiro da parte della BBC – ovvero l’emittente pubblica inglese, la più grande e influente al mondo – del documentario intitolato “Gaza: How to Survive a Warzone” dedicato (come lascia intuire il titolo) alla vita all’interno della Striscia di Gaza sotto alle bombe israeliane, tacciato da una revisione indipendente di aver dato eccessivo spazio ad Hamas per via del narratore che sarebbe il figlio di un influente funzionario governativo dei miliziani palestinesi.
Partendo dal principio, è utile ricordare che il documentario “Gaza: How to Survive a Warzone” è stato commissionato dalla BBC e realizzato dalla società indipendente Hoyo Film: attraverso l’occhio privilegiato del narratore 13enne, l’obbiettivo è proprio quello di raccontare la vita dei più piccoli all’interno della Striscia martoriata dalla guerra, approfondendo – in particolare – il racconto di quattro differenti bambini e ragazzini.
Un racconto unico e inedito soprattutto perché ad oggi Israele non permette ai giornalisti – delle BBC o di qualsiasi altro media – di accedere a Gaza per documentare direttamente cosa accada all’interno della Striscia: pubblicato già lo scorso anno e realizzato nell’arco di 9 lunghissimi mesi con più di 150 ore complessive di registrato (poi lavorate e montate in un secondo momento), era stato pubblicato sulla piattaforma iPlayer e poi lo scorso febbraio era stato ritirato.
Perché la BBC ha ritirato il documentario sulla vita a Gaza: “Ha violato le nostre linee editoriali”
Inizialmente la BBC non aveva rilasciato grandi spiegazioni sui motivi del ritiro, ma apparve evidente che fu a causa di una recensione che accusò l’emittente britannica di aver ingaggiato il figlio di un funzionario – precisamente il ministro dell’Agricoltura – di Hamas: da quel momento (si è scoperto recentemente) la stessa BBC ha avviato un’indagine interna per capire se la recensione fosse veritiera e se ci fossero delle eventuali responsabilità, con gli esiti che sono stati pubblicati nella giornata di ieri.

Dall’indagine della BBC è emerso che nessuno all’interno della redazione fosse al corrente dei rapporti del 13enne con il gruppo terroristico e che la responsabilità sarebbe soprattutto di Hoyo Films, pur riconoscendo che anche il team di redazione avrebbe dovuto approfondire meglio il backgroud del narratore per evitare errori; e mentre si rileva che Hoyo Films non abbia “tratto volontariamente in inganno” l’emittente britannica, si ritiene anche che Hamas non abbia in alcun modo “influenzato il contenuto del documentario”.
In ogni caso, dopo l’indagine interna la BBC ha riconosciuto i suoi errori e – soprattutto – il fatto che il documentario abbia violato le linee guida editoriali dell’emittente sull’accuratezza dei contenuti presentati al pubblico e ieri la direttrice Deborah Turness ha promesso che “questo tipo di errori non si ripeteranno più”, sottolineando che tutti i progetti editoriali di quel tipo sono stati bloccati in attesa della creazione di una nuova figura dirigenziale che avrà il compito di verificarli prima della loro pubblicazione.
