La presidente della Bce Christine Lagarde criticata in un sondaggio del sindacato Ispo effettuato tra i dipendenti della Banca Centrale in merito al suo operato. Il 50,6% dello staff, composto in totale da 1159 persone, ha infatti dichiarato di non essere soddisfatto del lavoro svolto fino ad ora e non ne ha approvato l’approccio di gestione ed i criteri di scelta in base ai quali Lagarde avrebbe imposto regole di mercato. Una bocciatura che forse, come sostiene il Financial Times, dimostrerebbe anche un certo rimpianto da parte degli addetti ai lavori della Bce per Mario Draghi, che allo stesso sondaggio aveva ricevuto il 68% dei consensi, perchè considerato meno impegnato sul piano politico e più attento ai problemi strettamente monetari ed economici.
Sembrerebbe infatti, che in molti commenti personali rilasciati in forma anonima sullo stato di soddisfazione, i dipendenti avrebbero sottolineato il fatto che in molte occasioni Lagarde si sarebbe servita della sua posizione per mettersi in mostra ed avanzare in campo politico, in vista di una nuova competizione una volta terminato il suo incarico.
Lagarde criticata dai dipendenti Bce, insoddisfatti per la gestione dei tassi di interesse e inflazione
I risultati del sondaggio condotto tra i dipendenti Bce in merito all’operato della presidente Christine Lagarde hanno mostrato una chiara insoddisfazione. Solo il 38% dello staff ha infatti dichiarato di approvare quanto svolto fino ad ora e soprattutto di aver apprezzato il metodo di lavoro. Sono invece piovute numerose critiche anche dal punto di vista personale. Sembra infatti che non siano piaciuti gli atteggiamenti troppo rigidi nei confronti dell’aumento dei tassi di interesse, e la maggior parte dei lavoratori dichiara che l’inflazione in aumento sia uno dei segnali a dimostrazione di un chiaro fallimento delle strategie adottate dalla leader.
Tuttavia, come fanno notare gli analisti del Financial Times, c’è da considerare il periodo storico durante il quale la presidente ha dovuto affrontare problemi, che con le gestioni precedenti non erano ancora subentrati. Primo su tutti il Covid e la difficile gestione della crisi economica durante il lockdown, poi la guerra in Ucraina e l’aumento dei prezzi delle materie prime, le sanzioni alla Russia ed infine il conflitto in Medio Oriente che ha fatto lievitare ulteriormente i costi del petrolio e sul quale Lagarde ha preso una chiara posizione. Dettaglio che a molti non è piaciuto, così come l’interessamento a questioni geopolitiche piuttosto che monetarie, confermato dai numerosi viaggi all’estero.