Alexander Lukashenko a rischio? L’allarme per il presidente della Bielorussia è scattato dopo che i suoi oppositori hanno presentato nuovi passaporti. Lo hanno mostrato a Varsavia, durante la conferenza “Nuova Bielorussia“. Si tratta di un documento di identità che si distingue dal passaporto ufficiale bielorusso. Pare sia destinato ai membri dell’opposizione che rischiano la revoca della cittadinanza. Stando a quanto riportato da Welt, saranno i primi a ricevere i nuovi documenti. L’auspicio dei dissidenti in esilio è che questo nuovo passaporto venga riconosciuto dall’Unione europea. I membri del gabinetto del governo in esilio di Svetlana Tikhanovskaya avrebbero già avuto colloqui in merito con i rappresentanti della Commissione europea.
«Soprattutto, questo è il primo progetto di questo tipo. Mai prima d’ora una comunità non legata a un governo nazionale ha fatto una cosa del genere», rivendica Valery Kavaleusky, ministro degli Esteri del governo bielorusso in esilio. Il loro sogno è renderlo il documento di identità ufficiale per i cittadini della Bielorussia dopo la fine del regime di Lukashenko, ma i membri dell’opposizione che si sono riuniti in Polonia non si sbilancio su quando ciò avverrà. Infatti, nei circoli dell’opposizione regna l’incertezza sullo stato del regime di Lukashenko e dell’apparato di potere del dittatore.
BIELORUSSIA, OPPOSITORI IN ESILIO RESTANO IN “GUARDIA”
Sullo stato di “salute” del regime di Lukashenko, oltre che su quello del presidente stesso, e sulla dipendenza dalla Russia si interrogano anche in Europa. «Lo stato di salute di Lukashenko è protetto come un segreto di Stato. La salute di Lukashenko potrebbe essere cattiva. Allo stesso tempo, può rimanere in carica per altri vent’anni a causa della sua età», dichiara a WELT Hanna Liubakova, attivista e giornalista bielorussa dell’opposizione, che ora lavora per il think tank statunitense Atlantic Council. In effetti, di recente le speculazioni in merito alle condizioni di Lukashenko si sono moltiplicate. Inoltre, il suo coinvolgimento nella vicenda della rivolta Wagner non è chiaro. «Semplicemente non sappiamo quanto sia stabile il sistema di Lukashenko», aggiunge Liubakova. Nel frattempo, in Bielorussia continua la repressione delle persone indesiderate: nelle carceri bielorusse sono detenuti 1.489 prigionieri politici. Ci sono poi numerose segnalazioni di torture.
L’opposizione all’estero resta in guardia. Il centro di controllo è a Varsavia, dove sono presenti diverse organizzazioni bielorusse, gruppi, oppositori del regime e iniziative. Tra queste, la nota Casa Bielorussa o Dom Tvorcau, dove gli ex prigionieri politici ricevono anche assistenza psicologica. Oltre a Varsavia, anche la capitale lituana Vilnius è un importante centro di opposizione. Infatti, la leader dell’opposizione Tikhanovskaya risiede lì. Anche se frammentata, l’opposizione persegue un unico obiettivo: la fine del regime di Lukashenko e l’instaurazione di una Bielorussia democratica. «Se Lukashenko abdica, non dobbiamo aspettarci che la Bielorussia diventi da un giorno all’altro uno Stato democratico modello. C’è il rischio che qualcuno vicino a Lukashenko rimanga al potere o che la Russia cerchi di esercitare la sua influenza. Tuttavia, il sistema dovrà certamente cambiare senza Lukashenko», afferma Liubakova.