Il bilancio di sostenibilità non sarà più obbligatorio per tutti. L'onere sarà soltanto riservato alle BIG.

Fino ad oggi il bilancio di sostenibilità è stato reso obbligatorio per qualunque impresa, senza inclusioni o esclusioni particolari. Tuttavia, è stata recentemente avanzata una proposta per limitare l’obbligo alle sole grandi società.

In un primo momento la Commissione Affari Legali si è detta favorevole, introducendo anche una semplificazione degli obblighi contenuti nel pacchetto noto come “Omnibus I”. I voti favorevoli sono stati 17, con 2 astensioni e soltanto 6 voti contrari.



Come cambia l’obbligo del bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità dovrà ora essere redatto obbligatoriamente soltanto dalle società Big, ovvero quelle che fatturano almeno 450 milioni di euro (anziché i 50 milioni proposti inizialmente) e che impiegano oltre 1.000 dipendenti.

Questa semplificazione permetterebbe alle piccole e medie imprese di predisporre il documento in modo volontario, riducendo al contempo gli adempimenti burocratici.



Proprio per aiutare le aziende, l’Europa starebbe sviluppando un portale online, un po’ come uno “Sportello Unico” dedicato agli obblighi per le società, prediligendo linee guida, dettagli e informazioni a carattere generale.

Due diligence ancora più ristretta

Le normative sulla due diligence sarebbero ancora più severe, e questo sia in ottica di una transizione energetica e ambientale più equilibrata, e sia per agevolare le piccole e medie imprese. In particolar modo l’obbligo della Csddd nascerebbe su società ancora più grosse.

Si parla di imprese con fatturato superiore ai 1.5 miliardi di euro annui e con più di 5.000 dipendenti. Alle verifiche ci penseranno i partner commerciali con rapporti diretti, le cui informazioni possono essere richieste soltanto in caso di rischi effettivi.



Cambiano i metodi, non l’obiettivo

Anche se il piano di sostenibilità non sarà più obbligatorio per tutte le aziende, ciò non significa che scomparirà l’onore di redigere i piani di transizione in comune accordo con il patto di Parigi. La differenza consisterebbe soltanto nel non dover più separare i documenti climatici.

Attualmente l’Omnibus I rientra tra i piani più completi ma soprattutto agevolativi. Ad oggi avrebbe tagliato il 25% di sforzi burocratici, oltre che pensare a far slittare tra 3 anni (fino al 2028) l’attuazione sia della Csddd che della Csrd.