Un bimbo di 10 anni, che dall’età di 7 anni ha cambiato nome legalmente in Noella McMaher, ha fatto notizia per aver sfilato alla “Settimana della moda” di New York vestito da ragazza, diventando la modella trans più giovane del pianeta. Pare che i suoi familiari, vale a dire la madre e la sua dolce metà, intendono sottoporlo a un blocco della pubertà ed effettuare un intervento chirurgico transgender quando compirà 16 anni.
Noella McMaher, il bimbo di 10 anni, è stato così insignito dal mondo LGBT del titolo di “più giovane modella transgender del mondo”, come riporta il “Daily Wire”. Noella vive attualmente con la madre Dee e il “coniuge” Ray, entrambe donne che si definiscono transgender. Esse hanno anche la custodia del fratello di Noella (che stanno crescendo come un maschio), oltre a un bambino che chiamano “Theybie”. Entrambe sono professionalmente coinvolti nell’attivismo. Secondo un articolo del 2019, pubblicato dal “Chicago Parent”, la madre del bimbo ha dichiarato che ha iniziato a dire di essere davvero una ragazza all’età di due anni e che è stato “socialmente avviato alla transizione” all’età di quattro anni.
BIMBO 10 ANNI È LA PIÙ GIOVANE MODELLA TRANS AL MONDO: POLEMICA IN USA
Non è chiaro se Noella McMaher, ergo il bimbo di 10 anni che si è guadagnato l’appellativo di modella trans più giovane del mondo, abbia già iniziato ad assumere ormoni e farmaci che bloccano la pubertà, ma Matt Walsh, autore e podcaster del “Daily Wire”, ha affermato che la madre di Noella non lo vede affatto come “un bambino, ma come una clava politica e ideologica da brandire. È una mascotte da portare a spasso. È un accessorio, una dichiarazione di moda. È anche un oggetto da sperimentare”.
Il padre biologico del bimbo “modella trans” non sarebbe d’accordo con la decisione di far crescere suo figlio come una ragazza, e lo avrebbe anche picchiato mentre cercava di fargli indossare un “pigiama da ragazzo”. A quel punto, sembra che la madre del bambino lo abbia fatto “arrestare per presunto abuso di minore e abbia cercato di farlo condannare per un crimine d’odio, anche se non ci è riuscita”, ha scritto il “Daily Wire”. Dagli Usa al Regno Unito fino all’Italia, i problemi e le polemiche a livello generale e particolare sui vari casi di disforia di genere non si placano: al netto delle considerazioni “di parte”, resta il dramma in molti casi per vite anche giovanissime letteralmente “sballottate” da questioni mediatiche pro/anti gender che non aiutano una già tormenta, seppur giovane, esistenza quotidiana nella relazione tra sé e il proprio corpo.