Il blackout in Spagna svela la crisi delle risorse rinnovabili. Sánchez insiste: "Sistema top", ma Madrid corre ai ripari col gas

Un’improvvisa perdita di tensione ha spento mezza Spagna, trasformando il blackout del 28 aprile in un caso studio sulle contraddizioni della transizione verde e mentre il governo di Pedro Sanchez respinge ogni legame tra il collasso e l’eccessivo affidamento su eolico e fotovoltaico – arrivati a coprire il 70% della produzione – i dati del gestore Red Electrica raccontano una realtà diversa: nei giorni successivi all’incidente, la quota di energia solare è stata ridotta dal 54% al 31%, mentre quella da gas è quintuplicata, passando dal 3% al 23%.



Una mossa che tradisce la consapevolezza di un sistema fragile, incapace di gestire sbalzi improvvisi senza il supporto dei combustibili fossili; Beatriz Corredor, presidente di Red Electrica, ha definito la rete iberica “la migliore d’Europa” nonostante l’evidente vulnerabilità emersa durante il blackout.

Le sue rassicurazioni – “abbiamo già corretto il problema” – suonano come un paradosso, considerando che l’unica “correzione” visibile è il massiccio ricorso al gas; gli esperti ribadiscono come l’equilibrio tra domanda e offerta – critico per la stabilità della rete – richieda impianti tradizionali sempre attivi, pronti a compensare le fluttuazioni delle rinnovabili, un paradosso non da poco conto, visto che il piano di Madrid prevede la chiusura delle centrali fossili entro il 2030.



Blackout e Green Deal: l’Europa davanti al rebus impossibile

Il crollo della rete spagnola ha riacceso il tema più che controverso sul Green Deal europeo che spinge per l’abbandono dei combustibili fossili senza aver calcolato i rischi legati all’intermittenza di eolico e solare; già nel 2024, Red Electrica aveva lanciato l’avvertimento secondo cui i piccoli impianti rinnovabili intaccano la stabilità del sistema ma gli allarmi sono stati ignorati in nome degli obiettivi ideologici. Il risultato? Una dipendenza nascosta dal gas, mascherata dalla retorica verde.

Pedro Sanchez, intanto, naviga tra silenzi e contraddizioni e dopo aver inizialmente attribuito il blackout a fantomatiche “vibrazioni atmosferiche”, ora promette indagini trasparenti mentre l’opposizione va all’attacco impetuosa: “Nascondono la verità per non ammettere il fallimento” e nel frattempo la Spagna scopre di essere un’isola elettrica, isolata dalla Francia e senza vie di fuga in caso di crisi.



Il fulcro del discorso assume un carattere globale: la transizione richiede risorse sempre pronte, ma finanziarle contraddice gli impegni climatici, così il caso spagnolo diventa un avvertimento paradossale per l’intera Europa: perseguire l’utopia verde senza garanzie di stabilità potrebbe portare a nuovi collassi e alla vista di Madrid che oscilla tra blackout e bugie, il dilemma resta su come conciliare ambiente e sicurezza quando le rinnovabili non bastano.