L’autonomia del nostro Paese aumenta la qualità della vita. Ad affermarlo è Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, che al quotidiano Libero spiega che “l’obiettivo dell’autonomia è trovare le soluzioni per massimizzare la qualità della vita degli italiani, magari anche con un fondo perequativo”, citando i dati dello stesso Istat che “ha prodotto dati sui 7903 Comuni italiani e sulle 14 città metropolitane. Li stiamo già mettendo in parte a disposizione di governo e Parlamento, dei vari commissari e ministri che vogliano avere una mappatura precisa” per individuare le soluzioni più appropriate. Da questi dati in particolare emerge che “l’Italia è fatta anche di tantissimi paesi montani popolati da anziani con i giovani che scendono a valle a cercare fortuna”.
Dai dati dell’Istituto che presiede, Gian Carlo Blangiardo nota come “oggi ricaviamo ottime e impreviste uscite sul Pil, oltre a un clima di fiducia che tocca – pur con qualche su e giù – famiglia e imprese; un’economia che è ben orientata alla ripresa. La situazione non è straordinaria ma di certo neanche destabilizzante”. A oggi, la fotografia dell’Italia a cura dell’Istat mostra “livelli di occupazione alti rispetto al passato”, anche rispetto al 2020, mentre “sull’export prima la bilancia commerciale era falsata dalla pandemia, poi dalla dipendenza dal gas russo. Ora, nonostante la guerra, ci sono stati momenti in cui, come performance, abbiamo superato anche la Germania”.
Blangiardo (Istat) su crisi demografica: “formare giovani in modo funzionale ai bisogni del Paese”
Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat sentito da Libero Quotidiano, affronta anche il tema della crisi demografica che sta interessando il nostro Paese, parlando di “conseguenze economiche e sociali” a cui fare fronte con delle soluzioni “interne”, per esempio valorizzando “la componente over 60, il cosiddetto ‘anziano attivo’” e rilanciando “le nuove generazioni sul piano di una formazione funzionale ai bisogni del Paese” favorendo anche “le loro scelte di vita familiare”.
In Italia, Gian Carlo Blangiardo sottolinea che “abbiamo esportato cervelli”, specialmente “giovani con la laurea e spesso col dottorato: giovani in cui avevamo molto investito. Ma che oggi, date le condizioni del nostro lavoro, se a un certo punto ti dicono ‘vado a Londra’ non puoi dargli torto”. Mentre in parallelo “abbiamo acquisito ‘braccia’, forza lavoro dall’estero, di cui però avevamo bisogno: operai, badanti, perfino raccoglitori di pomodori. Si è trattato di un contributo importante che va mantenuto e gestito anche con una attenzione ai numeri”.