Studente bocciato ingiustamente? Paga la scuola. È il caso di un ragazzo bolognese che era stato bocciato dai professori i quali non tennero conto dei suoi disturbi di apprendimento e non elaborarono un piano giusto per lui. Allora il Tar di Bologna ha condannato il ministero dell’Istruzione al risarcimento di 13mila euro più spese legali per il «danno biologico permanente» nei confronti dello studente. Quella bocciatura ha infatti «generato uno stato d’animo di grave sofferenza emotiva». Fu il padre a rivolgersi ai giudici attraverso l’avvocato Marco Masi. Dopo quattro anni hanno avuto ragione. La vicenda risale al 2016 e riguarda un istituto tecnico della città. Il consiglio di classe all’unanimità non ammette il ragazzo al secondo anno, quindi lo studente viene bocciato. Ma è affetto da discalculia, un disturbo specifico dell’apprendimento che causa difficoltà soprattutto nell’aritmetica e nella comprensione dei numeri e che al ragazzo era stato certificato due mesi prima, a maggio, anche se era emerso già a marzo.
BOLOGNA, STUDENTE BOCCIATO “SCUOLA DOVEVA AIUTARLO”
La scuola, dunque, aveva il tempo per attivarsi e predisporre un piano didattico personalizzato per lo studente, come previsto dalla legge. Una mancanza dimostrata dal fatto che l’anno dopo il ragazzo, quando ha ricominciato le lezioni con un piano ad hoc, ha avuto un rendimento migliore e infatti frequenta in maniera proficua il quarto anno. La scuola però non la pensa così, perché l’alunno aveva riportato «insufficienze gravi anche in altre materie (italiano, inglese, storia) non collegate alla discalculia, e che comunque la certificazione del disturbo dell’apprendimento è arrivata soltanto alla fine dell’anno scolastico, dunque troppo tardi». Il Tar di Bologna però, come riportato da Repubblica, ha dato ragione alla famiglia. Questo perché c’era «la piena consapevolezza da parte dell’istituto, durante l’anno scolastico, delle condizioni di obiettiva difficoltà dell’alunno». Quindi non doveva aspettare che la famiglia chiedesse aiuto, ma doveva attivarsi subito. Da qui la condanna al risarcimento di 13.783 euro più 2 mila di spese legali a favore del padre del ragazzo.