Come il bombardamento di Bari cambiò la medicina moderna: l'azione tedesca contro gli Alleati che portò allo sviluppo della chemioterapia

Spesso ricordato come la “Pearl Harbor italiana“, il bombardamento di Bari – oggi, martedì 19 agosto 2025, protagonista della diretta di “Freedom“, su Rete 4 con Roberto Giacobbo – fu una delle più vaste e drammatiche azioni militari condotte dalle truppe naziste tedesche contro gli Alleati sul territorio italiano; ma fu anche una pagina della storia che aiutò a rivoluzionare completamente la medicina moderna, portando – con un anticipo di parecchi anni – alla creazione delle prime forme di chemioterapia antitumorale.



Per capire quest’ultimo punto, è importante ripercorrere brevemente la storia del bombardamento di Bari, spostandoci fino al settembre del 1943 quando gli Alleati – e soprattutto le truppe inglesi – riuscirono a conquistare la città pugliese, presidiandone il porto: seppur i piani erano quelli di radere al suolo l’intera capacità bellica e industriale tedesca situata nel Sud della nostra penisola, il porto barese fu mantenuto pienamente operativo al fine – ovviamente – di aiutare gli approvvigionamenti delle basi degli Alleati.



Proprio dal porto protagonista del bombardamento di Bari, infatti, si pensava di poter far arrivare i materiali, gli armamenti e le munizioni utili per le basi militari e aree che gli Alleati volevano costruire nell’area del foggiano e non ci volle molto prima che l’Asse capisse quando il porto barese fosse strategico per gli sforzi bellici agli anglo-americani; costellato di navi militari e cargo che battevano bandiera statunitense e britannica.

Il bombardamento di Bari: cosa successe e perché aiutò a rivoluzionare la medicina moderna

Non a caso, l’asse decise di muovere un totale di oltre 100 bombardieri tedeschi che il 2 dicembre del 1943 misero in scena il bombardamento di Bari: il bilancio fu terribile perché si contarono circa un migliaia di morti civili e altrettante militari, oltre all’affondamento di 17 navi cargo degli Alleati e alla completa distruzione del porto barese; il tutto con il danneggiamento di 8 navi tra cui c’era anche la cosiddetta “SS John Harvey“.



Il bombardamento di Bari (Foto: web)

Proprio quest’ultima fu (tragicamente) fondamentale per lo sviluppo medico di cui parlavamo perché a causa del bombardamento di Bari disperse nell’aria ingenti quantità di iprite, un composto chimico già utilizzato nel corso della Prima guerra mondiale e vietato in uso bellico dal protocollo di Ginevra; ovviamente trasportato in modo illegale dagli Stati Uniti al fine di creare bombe per colpire l’Asse.

A causa dell’iprite morirono centinaia e centinaia di persone, tanto che Eisenhower inviò nel barese il dottore – esperto di armi chimiche – Stewart Alexander: questi confermò l’esposizione all’agente chimico, ma scoprì anche che tutti i pazienti esposti presentavano anche la soppressione del tessuto linfatico e del midollo osseo; intuendo – con un vero e proprio colpo di genio – che l’iprite potesse esse impiegata per impedire la divisione cellulare tipica dei tumori, dando il via allo sviluppo della prima forma (usata ancora oggi) di chemioterapia antitumorale.