Il bonus destinato ai dipendenti all'estero con residenza in Italia, prevede un cambio sulla tassazione. Il fisco ha fatto un dietrofront.
Dietrofront da parte dell’Ade: ora i bonus riconosciuti ai dipendenti all’estero e poi trasferiti in Italia, vedranno applicarsi la nostra tassazione (in media tra le più alte rispetto ad un altro Stato dell’UE e non solo).
L’Agenzia delle Entrate ha fornito più chiarimenti grazie alla circolare 199 di quest’anno, sottolineando potenziali sanzioni ai danni di imprese e lavoratori che non rispetteranno le novità in materia.
Bonus dei dipendenti all’estero tassati in Italia
I bonus maturati dai dipendenti all’estero e che in seguito hanno spostato la residenza in Italia, dovranno esser tassati secondo il regime nazionale. É il caso di un lavoratore di una multinazionale tedesca (con organizzazione stabile nella nostra Penisola), che nel 2023 abitava nel Regno Unito e dopo un anno decideva di trasferirsi in Italia.
Secondo degli accordi aziendali, il lavoratore ogni febbraio di ciascun anno, percepiva degli incentivi economici relativamente al triennio precedente (così fino al 2027).
Prima del ripensamento, l’Agenzia delle Entrate prometteva ai dipendenti all’estero (poi arrivati in Italia), di tassare i bonus nel Paese estero. La nuova normativa però, ha cambiato le regole del gioco, divenendo più sfavorevole a causa della pesante tassazione italiana.
Il cambio radicale del fisco
Il fisco ha cambiato idea in pochissimo tempo, rendendo la misura più sfavorevole per i dipendenti che avrebbero potuto tassare i bonus in un altro Stato e risparmiare un po’ di soldi. Ora invece, non conta più il periodo lavorato all’estero ma viene applicato l’articolo 3 del nostro TUIR.
Nello specifico ogni lavoratore che ha la residenza fiscale nel nostro Bel Paese, nonostante abbia maturato degli incentivi economici in un altro Stato, la tassazione a cui è sottoposto sarà rigorosamente italiana.
Nonostante questo cambio improvviso, negativo e inaspettato, la convenzione che evita le doppie imposizioni fiscali (anche tra Regno Unito e Italia, come nel caso in esempio) è attiva, così da poter risparmiare una parte della retribuzione.