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Home » Economia e Finanza » Borsa e Spread » BORSA & FINANZA/ Fin dove non temere i ribassi dei mercati azionari

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BORSA & FINANZA/ Fin dove non temere i ribassi dei mercati azionari

Stefano Masa
Pubblicato 9 Dicembre 2019
crollo borsa di milano coronavirus spread

(LaPresse)

Una sessione settimanale caratterizzata da modesti realizzi sui mercati azionari internazionali e Usa sarebbe fisiologica

I mercati azionari mondiali – nel corso della trascorsa ottava – si sono caratterizzati per i gap (sia down che up) negli scambi. Questa dinamica di prezzo è tipica nelle fasi di maggiore emotività tra gli operatori che, in caso di rialzo o ribasso, cercano di accelerare (inseguendo) il corso degli acquisti o delle vendite. Uno scenario simile si è potuto assistere in prossimità dei minimi registrati lo scorso ottobre, ma – rispetto a tale periodo – l’entità degli scostamenti di prezzo è più significativa assumendo pertanto una maggiore valenza in caso di fasi ribassiste con obiettivo la chiusura degli stessi gap.


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Analizzando la componente equity si nota come il nostro principale indice domestico (rif. Ftse Mib) archivia la terza ottava consecutiva contraddistinta da un segno negativo. Il precedente suggerimento relativo al monitoraggio dell’area di supporto posta a 23.149,82 punti ha trovato riscontro già nel corso della prima seduta di contrattazioni: dopo un’apertura di poco inferiore a 23.300 – gli scambi – hanno subìto le vendite fino a far registrare un minimo intraday in corrispondenza di 22.728,59 punti raggiungendo pertanto il nostro obiettivo di quota 22.946,11. Nel corso delle successive giornate i prezzi si sono nuovamente riportati oltre la soglia psicologica dei 23.000 punti e – di fatto – hanno agevolato la ripresa dei valori in ambito algoritmico.


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Su quest’ultimo versante è opportuno sottolineare come non tutti i leading indicators siano impostati all’acquisto al pari dei principali lagging indicators ancora in fase neutrale (dal precedente stato di sell). Per la sessione settimanale in corso – il nostro auspicio – è poter assistere a livelli di contrattazioni oltre soglia 23.206,91 poiché tale scenario agevolerebbe un posizionamento long con primo target a quota 23.451,85 punti. Da prendere in seria considerazione l’eventuale ritorno dei prezzi sotto area 22.946,44 che implicherebbe – in ottica over weekly – nuovi minimi mensili.


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Il mercato azionario statunitense, dopo un inizio di settimana in flessione, ha saputo reagire prontamente riportandosi in prossimità dei massimi fatti registrati nel corso dell’ottava precedente. Durante quest’ultima è opportuno riportare come il nostro ipotizzato scenario rialzista si sia concretizzato interamente: il ritorno dei prezzi oltre gli indicati 3.118 punti (minimo weekly a 3.117,44) hanno fatto successivamente registrare nuovi massimi sul principale indice Usa (rif. S&P 500) allontanando il timore dell’eventuale ritorno sotto quota 3.098,20. La dinamica degli scambi registrati durante la scorsa settimana non ci convince pienamente: assumiamo – prudenzialmente – una view flat sul principale mercato azionario mondiale in attesa di possibili sviluppi.

Fase di lateralità sul mercato obbligazionario rappresentato dal Bund future. I precedenti 170,91 punti da noi individuati sono stati registrati puntualmente lo scorso 29 novembre (minimo intraday a 170,91): la chiusura nell’arco della stessa giornata si è poi attestata a quota 171,070. A inizio dell’ottava che ci lasciamo alle spalle, il decennale tedesco ha ritestato quota 170,91 punti proseguendo il suo ribasso fino al minimo giornaliero in corrispondenza di 169,85 (il target individuato era in area 169,96 punti). Nonostante ci siano primi segnali rialzisti dal punto di vista algoritmico (solo nei leading indicators) preferiamo attendere una maggiore solidità grafica al fine di poter delineare una strategia operativa.

Oltreoceano, il temuto completamento di un pattern grafico ribassista per il future sul Treasury Note si è concretizzato: il target inferiore ad area 129 punti è stato raggiunto e violato attraverso un doppio minimo coincidente a 128,734 (2 dicembre) e 128,656 (6 dicembre). L’attuale impostazione grafica appare orientarsi ulteriormente a una fase di ribasso in ottica di brevissimo periodo con primo target in prossimità di quota 128,27 punti. Solo il ritorno degli scambi oltre soglia 129,61 favorirebbe un ulteriore allungo con obiettivo a 130,076 punti.

In tema di materie prime, rimaniamo ancora focalizzati sul derivato del petrolio (rif. Wti). Il precedente outlook rialzista si è solo completato nel corso della trascorsa ottava: lo scenario rialzista con price entry in coincidenza della violazione di quota 58,77 dollari è avvenuto e – successivamente – i corsi hanno proseguito raggiungendo e oltrepassando l’area posta a 59,50 dollari (target).

Tenuto conto che l’intera dinamica si è presentata dopo aver osservato la discesa dei prezzi sotto quota 56,5 dollari (cosiddetta negazione del trend rialzista) – si può ipotizzare – la continuazione del quadro d’insieme delineato nel precedente intervento ovvero una prospettiva rialzista con principale target a 62 dollari. Una breve considerazione sull’andamento del lingotto: dai minimi raggiunti in area 1.450 – i corsi – si sono prima riportati in prossimità di 1.490 dollari per poi ripiegare a quota 1.465. In ottica di breve termine ci aspettiamo un significativo incremento di volatilità e, per tale nostra aspettativa, rimaniamo neutrali sul “famigerato bene rifugio”.

Sul mercato valutario e con particolare riferimento al cross da noi monitorato (Eur/Usd) si è completato il pattern individuato: 1,1006 è stata raggiunto e violato al rialzo dopo il rapido test – non confermato in chiusura – del supporto a 1,098 (minimi intraday a 1,0979). La flessione fatta registrare al termine dell’ottava che si è conclusa può essere propedeutica per porre le basi in funzione di una prima fase laterale di brevissimo periodo.

Come già indicato nella precedente view riteniamo fisiologica una sessione settimanale caratterizzata da modesti realizzi sui mercati azionari internazionali e Usa: l’entità del possibile ribasso viene da noi stimata non oltre l’1,37% (rispetto al precedente 1,29%). Qualora si dovesse assistere a un downside maggiore, il quadro complessivo potrebbe accusare ulteriori perdite.


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