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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » BRICS vs G7/ i punti deboli di un gigante economico dai piedi (politici) solo di argilla

  • Economia Internazionale
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BRICS vs G7/ i punti deboli di un gigante economico dai piedi (politici) solo di argilla

Giorgio Laici
Pubblicato 8 Luglio 2025
Lula, presidente del Brasile ai BRICS (Foto: ANSA)

Lula, presidente del Brasile ai BRICS (Foto: ANSA)

Vertice BRICS 2025: la spinta contro il dollaro, la retorica anti-occidentale e le sfide alla governance globale non ne fanno una vera alternativa al G7

Il 6 e 7 luglio si è tenuto a Rio de Janeiro il 17esimo vertice dei Paesi BRICS. Il summit si è svolto in un momento cruciale quanto problematico per il gruppo, ora composto da 11 nazioni: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. L’agenda era ambiziosa, tesa a implementare la cooperazione economica e a promuovere il ruolo del Sud globale come contraltare ai Paesi del G7. Tuttavia, le assenze dei maggiori leader e una scarsa coesione hanno illuminato le difficoltà del gruppo nel tradurre le ambizioni in forza geopolitica. Questo ha sollevato dubbi sulla sua capacità di sfidare efficacemente l’ordine globale dominato dall’Occidente.


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La Dichiarazione di Rio de Janeiro, documento centrale del vertice, ha ribadito il sostegno al multilateralismo e criticato l’uso di guerre, sanzioni e dazi come strumenti politici, con un chiaro riferimento alle politiche degli Stati Uniti. La richiesta di una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per una governance globale più equa, è stata però minata da divergenze interne che non hanno permesso una dichiarazione congiunta, evidenziando una mancanza di unità.


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Condizione comprensibile per la presenza di interessi molto divergenti tra i partecipanti, in particolare sulla guerra in Ucraina, sui dazi e sull’Iran. Questo riflette un problema strutturale: l’espansione del gruppo ha amplificato la diversità di interessi, rendendo il consenso su questioni cruciali un obiettivo difficile.

Sul piano economico, il vertice ha ribadito la volontà di ridurre la dipendenza dal dollaro, promuovendo l’uso delle valute locali e sistemi di pagamento alternativi come BRICS Clear. La New Development Bank (NDB), guidata da Dilma Rousseff, ha finanziato 120 progetti per 40 miliardi di dollari, ma la sua portata rimane limitata rispetto alle esigenze del Sud globale.


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L’emissione di Panda Bonds per 68,5 miliardi di yuan (circa 10 miliardi di dollari) segnala un’espansione finanziaria, ma la dipendenza dal dollaro, ancora dominante a livello globale, rende tali iniziative più simboliche che rivoluzionarie. La retorica sulla sovranità finanziaria è forte, ma l’attuazione pratica rimane lenta e incerta, soprattutto considerando le economie eterogenee e concorrenti dei membri.

Le questioni globali, come il cambiamento climatico e la governance dell’IA, sono state affrontate con documenti e proposte ambiziose, come il supporto al Tropical Forests Forever Facility e le linee guida per un’IA responsabile. Tuttavia, queste iniziative appaiono più che altro gesti diplomatici, considerando che la Cina da sola produce il 30% della CO2 del mondo contro il 7% della UE.

La condanna delle azioni militari contro l’Iran e la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza hanno evidenziato una posizione critica verso l’Occidente, ma le tensioni interne, con alcuni membri riluttanti a inimicarsi alleati occidentali, hanno diluito l’efficacia di queste dichiarazioni. La posizione ambigua sul conflitto in Ucraina, menzionato solo marginalmente, riflette ulteriormente la difficoltà di allineare le priorità geopolitiche.

L’assenza di leader come Xi Jinping, rappresentato dal premier Li Qiang, e Vladimir Putin, per evitare un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, ha indebolito la credibilità del vertice. Queste defezioni, unite alla diversità politica e culturale del gruppo allargato, hanno alimentato dubbi sulla capacità dei BRICS di agire come un blocco coeso. Gli eventi collaterali, come il BRICS Business Forum e la BRICS Women Business Alliance, sono rimasti di fatto marginali rispetto alle sfide principali.

In conclusione, il vertice BRICS di Rio de Janeiro ha messo in luce il potenziale economico del gruppo, che rappresenta il 45% della popolazione globale e il 38% del PIL, ma ha anche esposto le sue fragilità. La mancanza di coesione, le assenze di leader chiave e la difficoltà di tradurre ambizioni in azioni concrete limitano il suo ruolo come alternativa al G7.

La critica maggiore ai BRICS è che si trasformino in una rete di autocrazie allineate a un capitalismo autoritario, mentre la retorica anti-occidentale di alcuni membri non si traduce in un’azione unificata. Eventi futuri come la COP30 metteranno a dura prova la coesione del gruppo, che per ora rimane un gigante economico con piedi geopolitici d’argilla.

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Tags: Xi JinpingVladimir Putin

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