Più del 60% dei giovani in Italia ha subito atti di bullismo nell'ultimo anno: l'ultimo report dell'Istat sul tema, presentato oggi a Palazzo Chigi
È stato presentato in queste ore il report del 2024 sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo tra i giovani, redatto dall’Istat ed esposto nella giornata di oggi a Palazzo Chigi alla presenza – tra gli altri – del ministro della Famiglia Eugenia Roccella e dell’omologo del dicastero dell’Istruzione Giuseppe Valditara: il quadro che emerge è piuttosto preoccupante, ma prima di arrivarci è importante dire che il campione perso in esame era di oltre 39mila giovani compresi tra gli 11 e i 19 anni, rappresentativi per la loro classe d’età.
Dalle domande poste dall’Istat, emerge chiaramente che in quella fascia d’età circa il 68,5% dei rispondenti ha subito almeno una volta nell’ultimo anno un atto di bullismo, a fronte di un 21% di giovani che dichiarano di subirlo mensilmente e di un ulteriore 8% che – addirittura – parla di vessazioni settimanali; mente non sorprenderà che le vittime sono maggiormente i maschi (il 21,5% rispetto al 20,5 tra le femmine) nella fascia d’età tra gli 11 e i 13 anni (23,7% vs 19,8%).
I dati del report Istat sul bullismo: al Nord ci sono più vittime che al Sud e cresce il cyberbullismo
Potrebbe, invece, sorprendere scoprire che i giovani e giovanissimi che vivono nel Nord Italia sono più facilmente vittime di bullismo rispetto ai coetanei del Mezzogiorno: se, infatti, al Sud è il 20% dei giovani a lamentare episodi vessatorie, al Centro si passa già al 21% per poi arrivare al 21,6% se si guarda al Nord-Ovest e – addirittura – al 22,1% nel Nord-Est; il tutto confermando grosso modo le differenze tra genere e classe d’età che abbiamo già visto prima.
Tra gli episodi di bullismo maggiormente “denunciati” dai giovani rispondenti al questionario dell’Istat, emergono a grandissima voce (55,7%) le offese e gli insulti, seguite dalla marginalizzazione e dell’esclusione (lamentata dal 43% dei giovani), dalla diffamazione (poco meno del 25%) e dalle vere e proprie aggressioni fisiche (11%): in tal senso se sono circa il 58% dei giovani tra gli 11 e i 13 anni ad aver lamentato offese di qualche tipo – ovviamente con la fetta maggiore in quella fascia -, al contempo con il crescere dell’età cresce anche la propensione alla violenza fisica (tra l’11,2% di aggressioni e il 43,4% di esclusione sociale).
Similmente, oltre al bullismo, sono anche circa il 3,8% di giovani ad aver lamentato atti di cyberbullismo nei loro confronti, con il 30,1% che ha subito entrambe le forme: in questo capitolo la forbice tra ragazzi e ragazze si allarga di circa 7 punti percentuali (sempre a sfavore dei maschi), ma è fortunatamente ridotta la percentuale di vittime su base mensile, pari al 7,8% dei casi con un divario maschi-femmine di poco più di 2 punti percentuali (rispettivamente 8,9% e 6,6%).
Eugenia Roccella: “Il bullismo è anche legato all’assenza di reti parentali forti, specialmente al Nord”
Presente all’evento a Palazzo Chigi, il ministro Roccella dopo la presentazione dei dati del report Istat si è soffermata brevemente sullo squilibrio tra Nord e Sud negli atti di bullismo, imputandolo soprattutto alla differenza nell’esistenza di vere e proprie “reti parentali” che oltre a essere “una rete educativa” sono anche “comunità educanti” che creano un confronto attivo con i giovani i grado di essere al contempo “confronto senza (..) durezza” e “protezione”.

In tal senso, secondo il ministro Roccella per limitare il bullismo e la difficile deriva giovanile, è importante “ricostruire (..) la rete parentale” anche attraverso “un welfare di prossimità“: in quella direzione vanno gli incentivi governativi che mirano a “non sottrarre competenze alla famiglia” e a non scaricarne troppe “sulla scuola”, con il fine ultimo di creare “un’alleanza scuola famiglia” che sappia unire perfettamente i due istituti educativi per eccellenza.
