Lecce-Udinese è la partita che sancisce definitivamente la bontà del progetto firmato Pozzo-Guidolin. Nessuno avrebbe scommesso sui friulani in Champions League dopo l’avvio disastroso dello scorso anno, come nessuno avrebbe scommesso che la squadra non si sarebbe squagliata dopo le cessioni (che sembravano non adeguatamente rimpiazzate) di pezzi pregiatissimi della rosa, per citarne due Inler e Sanchez. E invece a Lecce è andata in campo una grandissima Udinese, forte molto più delle assenze e dei dubbi. Senza diversi titolari in poco più di un quarto d’ora ha liquidato un Lecce che è parso soprattutto in avvio piuttosto impacciato e poco adatto a interpretare quella filosofia di gioco tutta precisione e velocità che Di Francesco ha saputo dare alle squadre che ha fino ad ora allenato. Il rammarico è più che altro quello della concretezza per il tecnico salentino, ma è innegabile che in particolare sui gol il Lecce sia stato troppo disattento. L’Udinese invece è stata allo stesso tempo cinica e generosa con un Torje, l’ormai famoso “Messi di Romania” che ha fatto vedere tanta qualità ma anche intelligenza e disciplina tattica. E questo fa molto ben sperare in prospettiva. La parita è stata abbastanza corretta con tre ammoniti e ventotto falli commessi dalle due compagini. sono stati sei i tiri in porta, due per il Lecce e quattro per l’Udinese. Il possesso palla e stato diviso quasi equamente tra le due formazioni. I gol sono arrivati al secondo minuto ad opera del nuero 8 dell’Udinese Basta e del Capitano Totò Di Natale, che sarà sostituito da Barreto al 32′ della ripresa. Non c’è stato verso invece per il Lecce, nonostante i cambi di dare una scossa al match. Per i giallorossi tutto rimandato alla prossima partita.