Ieri si sono concluse le gare in programma in Nord America per la Coppa del Mondo di sci 2013-2014, e le cose non sarebbero potute andare meglio per la Nazionale degli Stati Uniti. L’apoteosi si è avuta proprio nella gara di casa, il gigante sulle nevi di Beaver Creek. I tifosi Usa hanno potuto gioire sia per il trionfo di Ted Ligety sia per il ritorno sul podio di Bode Miller, ed è difficile dire quale sia la notizia principale fra queste due. Vero che le vittorie di Ligety in gigante ormai sembrano quasi routine, ma sulla Birds of Prey il campione del Mondo in carica ha fatto qualcosa ai limiti dell’impossibile. Basta leggere la classifica per rendersene conto: il secondo (Miller, appunto) ha chiuso staccato di 1”32, il grande rivale Marcel Hirscher ha beccato addirittura 1”82, per trovare il quarto si scivola addirittura a un distacco di 2”84. Una superiorità mostruosa, sembra che Ted faccia uno sport diverso da quello di tutti gli altri, compresi campioni come Hirscher e il francese Alexis Pinturault, costretti a subire distacchi umilianti. Dopo due gare la Coppa di specialità sembra già assegnata. Eppure, almeno per un giorno sulla ribalta ci va il secondo, perché stiamo parlando di uno sciatore che ha fatto la storia del primo decennio del Duemila, perché è stato forse l’unico personaggio a conquistare grande popolarità anche tra chi non segue lo sci dai tempi di Alberto Tomba, e perché sembrava ormai giunto al capolinea della propria carriera. Stiamo parlando naturalmente di Bode Miller: il suo ultimo podio risaliva al febbraio 2012 in discesa (nella scorsa stagione non ha gareggiato), mentre in gigante bisogna tornare addirittura a prima di Vancouver 2010. Il pubblica esulta per lui più che per Ligety, e forse proprio la presenza di Bode potrebbe essere l’unico tarlo nella mente del fenomeno di oggi: “Sono andato in partenza per mettergli pressione – ha dichiarato Miller –. Vedete? Sono molto più magro. Non è stato facile dopo venti mesi di assenza, ma sono pronto a dare battaglia in gigante”. Detto che in casa Italia il bilancio è stato ancora una volta più che positivo sia in discesa sia in super-G, con i due terzi posti di un Peter Fill ormai completamente recuperato ai massimi livelli, mentre in gigante c’è ancora da lavorare, a Lake Louise abbiamo assistito alle vittorie di Maria Riesch (doppietta in discesa venerdì e sabato) e di Lara Gut (in super-G ieri), che sembrano destinate a duellare per la Coppa del Mondo generale, ma soprattutto al ritorno di Lindsey Vonn, che è il terzo sorriso della domenica americana. Venerdì era arrivata quarantesima nella prima discesa, e quasi tutti avevano giudicato troppo frettoloso il suo rientro in gara dopo l’infortunio di qualche settimana fa a Copper Mountain, che aveva reso ancora più difficile l’ultima fase del recupero dal gravissimo infortunio subito a febbraio nei Mondiali di Schladming. L’undicesimo posto nella seconda discesa aveva fatto cambiare già qualche giudizio, il quinto posto di ieri in super-G suggella una progressione straordinaria. Mancano ancora due mesi alle Olimpiadi di Sochi 2014, e ora tutti sanno che in Russia ci sarà da fare i conti pure con Lindsey. Sperando che a lottare con lei ci sia pure una Elena Fanchini anch’ella rinata dalle ceneri di troppi infortuni. (Mauro Mantegazza)