Sono stati condannati a pene da 40 giorni a due mesi di reclusione i sei tifosi autori dei cori razzisti durante la partita amichevole Pro Patria-Milan dello scorso 3 gennaio. Il tribunale di Busto Arsizio, presieduto dal giudice Toni Adet Novik, li ha riconosciuti colpevoli di ingiuria aggravata dai motivi razziali. Il pm della città lombarda Mirko Monti aveva chiesto la condanna a pene da quattro a sei mesi di reclusione, richieste che sono state accolte solo parzialmente. Il tribunale, in questo processo che è stato condotto per direttissima, ha disposto anche un risarcimento complessivo per le parti civili, cioè la Lega Pro e il Comune di Busto Arsizio, di 10mila euro, a carico dei sei condannati che dovranno pagare anche le spese processuali. A uno dei tifosi sono state riconosciute le attenuanti generiche, ed è stato condannato a 40 giorni di reclusione. Gli altri cinque tifosi, tra cui l’assessore del Comune di Corbetta (Milano) Riccardo Grittini, sono stati condannati a due mesi di reclusione. I loro legali, che avevano chiesto l’assoluzione, valuteranno in base alle motivazioni delle sentenze se ricorrere in appello. L’amichevole fu sospesa dopo che il calciatore rossonero Kevin Prince Boateng, vittima degli insulti razzisti al pari dei compagni di squadra Sulley Muntari e Mbaye Niang, circa alla metà del primo tempo aveva scagliato il pallone contro la tribuna e la squadra, guidata dal capitano Ambrosini, aveva deciso di uscire dal campo. Proprio Muntari è stato condannato a pagare una sanzione da 500 euro in quanto stamani non si è presentato a deporre come testimone. Nelle scorse udienza erano già stati ascoltati altri calciatori del Milan: il centrocampista ghanese avrebbe dovuto testimoniare nella scorsa udienza ma non si era presentato, ed era stato riconvocato per oggi. Il giudice ha condannato Muntari a pagare la sanzione perché “non si è presentato a rendere testimonianza benché citato regolarmente”.