E meno male che l’avevano tacciato di difensivismo. Gerardo “Tata” Martino esordisce con l’urlo al Camp Nou: Barcellona-Levante finisce , i blaugrana ne fanno sei nel solo primo tempo e poi, comprensbilmente, placano i bollori pur tenendo il pallino del gioco per novanta minuti. E’ stato un massacro: se c’erano dei dubbi riguardo la tenuta soprattutto mentale di una squadra privata del suo allenatore per motivi di salute e presa a schiaffi dai nuovi dominatori d’Europa qualche mese fa, ecco la risposta. Sette gol nella prima giornata della Liga, aspettando di giocarsi il primo trofeo del 2013/2014 nella Supercoppa contro l’Atletico Madrid. D’accordo: possiamo accettare che il Levante non fosse l’avversario più adatto per testare il nuovo Barça, e che le goleade al Camp Nou siano una piacevole abitudine da almeno cinque o sei anni. Tuttavia, farne sette a metà agosto, con le gambe ancora imballate e i giocatori non in condizione, è sinonimo di calcio spettacolo e concretezza devastanti. Per levarsi anche gli ultimi rimasugli di scetticismo, basta dare un’occhiata ai gol: almeno quattro nascono da azioni capolavoro. Il primo, minuto 3: Pedro in orizzontale per Xavi, taglio di Fabregas in area, ricezione e scarico per Sanchez sull’uscita del portiere. Tutto in minimo due tocchi. Il secondo: Messi per Pedro che chiude l’uno-due, piatto mancino della Pulce da cinque metri. Il terzo, forse il più bello: Messi aggredisce il difensore sulla riga di fondo, recupera palla e serve Dani Alves che restituisce di tacco, palla in verticale per Fabregas che mette in mezzo, il portiere ci mette una mano, il brasiliano corregge in porta. E poi il sesto, quello di Xavi a chiudere un primo tempo da urlo: dentro-fuori con Fabregas che alza in area, tocco con la punta del capitano a beffare il malcapitato Keylor Navas. In mezzo segnano Pedro e ancora Messi (su rigore), nel secondo tempo Pedrito completa l’opera. Buona la prima, dunque; anzi, buonissima. Martino si è addirittura concesso il lusso di tenere in panchina tre pezzi da novanta come Jordi Alba, Iniesta e Neymar; quella del brasiliano era un'”assenza” annunciata, il nuovo fenomeno del Camp Nou è entrato in campo al 64′ (al posto di Sanchez) e con Messi ha giocato solo sette minuti, rimandando ancora una volta il grande esperimento. Intanto i principi del Tata sono già chiari: ovvero, una precisa identità che è quella raccolta in eredità da Guardiola e Vilanova, un pressing asfissiante sui portatori di palla e una circolazione veloce quando se ne ha il possesso. Addirittura, ieri è parso di vedere una verticalizzazione decisamente più veloce rispetto ai tempi di Guardiola, una ricerca immediata della profondità per andare a segnare. Per quanto riguarda i singoli, in attesa di Neymar possiamo già dire che Fabregas avrà un ruolo determinante nel nuovo Barcellona, e in questo senso si può capire la cessione di Thiago Alcantara; ieri il prodotto del vivaio, ripreso dall’Arsenal nel 2011, ha dato spettacolo con tre assist (e mezzo) facendosi sempre trovare nel vivo dell’azione. Il prossimo impegno è a Malaga, ma prima c’è la Supercoppa di Spagna, mercoledi sera contro l’Atletico Madrid: si gioca al Vicente Calderon, lì si capirà se il Tata Martino ha già in mano la ricetta del successo. (Claudio Franceschini)