C’è una squadra che gioca nel massimo campionato cileno che in questi giorni sta facendo parlare di sè. Si tratta del Club Deportivo Palestino, fondata nel 1920 da un gruppo di immigrati che si insediarono a Osorno, poco più a Sud della capitale Santiago. Certo nel mondo del calcio, e dello sport in generale, non è la prima volta che succede qualcosa di simile: basti pensare allo storico Boca Juniors, fondato da emigranti genovesi che arrivarono in Argentina, e che ancora oggi porta sulle maglie l’appellativo Xeneizes, cioè appunto “genovesi”. La storia del Club Deportivo Palestino però è tutta particolare; intanto per la provenienza dei padri fondatori, perchè la storia della Palestina è, almeno dal 1948 ma nei fatti decisamente da prima, al centro del mondo geopolitico a causa del suo eterno conflitto con Israele. Proprio per questo, e per onorare un territorio che a detta dei palestinesi è stato usurpato con la forza e in maniera del tutto illegale, i calciatori del Club Deportivo giocano con i colori bianco-rosso-verde, ovvero quelli della bandiera della regione; e c’è di più, perchè i numeri di maglia di quest’anno rendono omaggio al “vero” territorio della Palestina, cioè quello che comprende anche lo Stato di Israele, e non la “silhouette” dello Stato di Palestina, ufficialmente ammesso all’interno dell’Onu come osservatore. La forma della regione campeggia infatti al posto del numero 1, ricordandolo decisamente. Un segnale forte, che ci ricorda come spesso e volentieri i mondi di sport e politica si mescolino in maniera non indifferente. Il Palestino ha vinto il campionato cileno in due occasioni: 1955 e 1978. Inoltre è giunto secondo in altri 4 tornei. La rosa è a maggioranza cilena, ma c’è anche un palestinese che gioca anche nella sua nazionale: Roberto Bishara, che è cileno ma ha ottenuto la seconda nazionalità. Fino allo scorso campionato nella formazione cilena militava anche Lucas Simon, attaccante 27enne che ha militato in Italia per quattro stagioni tra Pescara e Piacenza: 100 presenze e 16 gol tra Serie B e Prima Divisione di Lega Pro. Ma la vicenda non è finita qui: il Centro Simon Weisenthal, organizzazione ebraica con sede a Los Angeles, ha infatti inviato una lettera aperta alla federazione cilena nella quale si impone di punire il Palestino, reo di fomentare istinti terroristici. “Sappiamo che la FIFA proibisce simili gesti e siamo convinti che non si possa importare il conflitto in Medio Oriente attraverso il calcio, utlizzandolo per mentire e odiare”, ha invece affermato Gerardo Gorodischer, presidente della comunità ebraica del Cile. Insomma: quando la politica entra nello sport non sempre le cose funzionano.