Sul caldo di questi primi giorni degli Australian Open 2014 ci sarebbe poco da scherzare: però, quando salta fuori Snoopy nei racconti dei protagonisti, non si può che sorridere, anche se in questo caso il cagnetto amico di Charlie Brown, nato dal genio creativo di Charles Monroe Schulz e perennemente rappresentato sul tetto della sua cuccia (intento a scrivere un romanzo mai finito, a dormire o sognare di essere un aviatore), evoca fenomeni che consiglierebbero più che altro un ricovero in ospedale. I fatti ormai sono noti: a Melbourne il primo torneo dello Slam ha aperto all’insegna del termometro impazzito. Da questa parte del mondo siamo in estate, e si sa che in Australia il caldo può essere una questione tremendamente seria; tuttavia, quattro giorni consecutivi sopra i 40 gradi sono una rarità assoluta, tanto che non si vedevano da un secolo. Così sui campi del Melbourne Park e negli immediati dintorni si è visto di tutto: spettatori avvolti in asciugamani per combattere i raggi del sole, passanti con la faccia attaccata a ventilatori di dimensioni industriali, giocatori in crisi respiratoria con i piedi “bolliti” (espressione usata da Alizé Cornet) e con ciambelle di ghiaccio sul collo durante i time out. Tutto inutile o quasi: il tabellone è stato rispettato, ma per evitare malori estremi gli organizzatori hanno interrotto le partite di oggi, riprendendole quando il sole avesse concesso una tregua (clicca qui per i risultati della quarta giornata). Nel frattempo Maria Sharapova, che la sua partita l’aveva già vinta (purtroppo per Karin Knapp) nel corso della conferenza stampa si chiedeva, sinceramente stupita, quale sia il limite oltre il quale è impossibile continuare, rendendo noto che, pare, nessuno sembra saperlo e nessuno se ne assume la responsabilità. Il racconto più divertente spetta senza ombra di dubbio a Frank Dancevic: il canadese ha perso al primo turno, sconfitto da Benoit Paire, ma è diventato tristemente noto in questi giorni per essere stato, insieme al raccattapalle, una delle vittime del caldo, sotto forma di uno svenimento. “A metà del secondo set, non riuscivo a stare in equilibrio; mi sono accasciato, e quando mi sono ripreso avevo accanto un paio di persone”, queste le sue parole sull’accaduto. Accompagnate da questo aneddoto: “A un certo punto ho avuto le allucinazioni: ho visto Snoopy e ho pensato ‘questo è un po’ strano'”. Ci sarebbero gli estremi per riderci su, e forse ci sono: ma è evidente che, come ha detto lo stesso tennista, “non è giusto mandare i giocatori in campo con questo caldo. Penso però che si andrà avanti finchè qualcuno non ci lascerà le penne”. Ecco, il punto è proprio questo: gli organizzatori hanno ovviamente la preoccupazione di rispettare il programma e chiudere il torneo entro una certa data, ma dall’altra parte devono garantire, oltre al fatto di non falsare le partite con condizioni climatiche avverse, la sicurezza dei giocatori. Riusciranno a trovare il giusto equilibrio tra i loro compiti? La speranza è che tra qualche giorno, ad Australian Open terminati, ricorderemo questo torneo dello Slam come quello in cui ha presenziato anche Snoopy, e non per qualcosa di peggio.
(Claudio Franceschini)