Sarebbe potuta essere una beffa clamorosa per tutta l’Argentina, se solo quella palla si fosse spinta un paio di centimetri più in là. Semifinale di Coppa del Mondo, Arena do Corinthians di Sao Paulo: siamo ai calci di rigore, è finita forse la partita più brutta di tutto il Mondiale brasiliano. Gli orange hanno già superato una lotteria dagli undici metri contro la Costa Rica, e sono fiduciosi; ma non hanno fatto i conti con Sergio Romero, con le parole di sprone del leader Mascherano, con il foglietto sul quale ci sono le indicazioni per fermare i rigoristi avversari (dice la stampa) o forse una frase particolarmente importante per la vita del portiere argentino (dice Romero). Fatto sta che Ron Vlaar si presenta per primo sul dischetto, tira alla destra del numero 1 angolando poco e Romero ci arriva respingendo. Si alza in piedi e grida il suo “Vamos” battendosi il petto; l’Olanda va subito sotto e poco più tardi, dopo l’errore anche di Wesley Sneijder, l’Argentina festeggia la finale conquistata dopo 24 anni. Tutto bello e grande gioia albiceleste; eppure sarebbe potuta essere, come dicevamo, una beffa atroce. Nessuno se ne è accorto perchè la regia internazionale ha staccato immediatamente sull’esultanza di Romero e su quella della panchina argentina; ma altre registrazioni, arrivate dagli spalti, hanno mostrato che il pallone calciato da Vlaar sarebbe potuto finire in porta. La sfera assume infatti uno strano effetto dopo la deviazione del portiere; toccando terra torna indietro e, lentamente ma inesorabilmente, si avvicina alla porta che a quel punto Romero ha lasciato sguarnita. Si ferma proprio sulla linea di porta; si vede benissimo che il difensore olandese se ne accorge, tanto che si gira verso l’arbitro come a chiedergli conferma se la palla sia effettivamente entrata in porta o no. Due cose vanno dette: la prima, da un’inquadratura sembra che la sfera tocchi la spalla di Vlaar prima di tornare verso la porta. Fosse così, va da sè che il rigore non sarebbe comunque stato valido. Seconda osservazione: se anche il pallone avesse varcato la linea il gol non sarebbe stato convalidato. La regola vuole infatti che il rigore sia ancora “attivo” dopo il tocco di portiere, palo o traversa (nella stessa serie si prenda per esempio quello decisivo di Maxi Rodriguez, deviato da Cillessen sulla traversa e poi entrato in porta) ma solo qualora non tocchi il terreno tornando poi verso il rigorista; l’unica porzione di terreno che può colpire prima di infilarsi è proprio la riga di porta. Dunque, il calcio di rigore di Vlaar non sarebbe comunque stato contato come gol per i rimbalzi che la palla ha effettuato sul terreno di gioco prima di dirigersi verso la porta e per il tempo trascorso; infatti, più che altro una regola precisa sulla casistica precisa non esiste, è a discrezionalità dell’arbitro che di norma convalida se l’effetto di “ritorno” è immediato. Qui, è passato troppo tempo e in ogni caso il tocco di Vlaar pare esserci. Meglio così per l’Olanda, tutto sommato…