, il capo ultrà del Napoli meglio noto come Genny ‘a carogna, è stato posto agli arresti domiciliari dagli agenti della Digos delle Questure di Roma e Napoli per il reato di resistenza a pubblico ufficiale in occasione della tristemente famosa finale di Coppa Italia dello scorso 3 maggio allo stadio Olimpico. De Tommaso viene infatti considerato dalla Digos di Roma il leader e istigatore delle violenze che si sono verificate alcune ore prima della partita fra Napoli e Fiorentina, quando un gruppo di un centinaio di napoletani si concentrò in piazza Mazzini con fumogeni e petardi nell’intenzione, secondo l’accusa, di tendere agguati a tifosi della Fiorentina. Su De Tommaso pende anche l’accusa di aver offeso le forze dell’ordine per avere indossato la maglietta ‘Speziale libero‘ all’interno dello stadio Olimpico, mentre arrampicato su una balaustra impediva l’inizio della finale. Tutti ricordano la trattativa con Marek Hamsik, in una serata nera, caratterizzata soprattutto dalla morte di Ciro Esposito. Tornando a Genny ‘a carogna, l’ultrà dovrà rispondere dell’articolo 2 bis della legge 41 del 2007 che vieta di esporre striscioni o cartelli incitanti alla violenza o con insulti. Altri quattro supporter napoletani sono stati invece sottoposti a obbligo di firma ma non arrestati, come si era appreso in un primo momento. Tre di loro sono stati riconosciuti attraverso le immagini delle telecamere e facevano parte del gruppo di 100 ultrà capeggiati da De Tommaso che con felpe nere e fumogeni si erano radunati a Piazza Mazzini e lungo la strada verso lo stadio, scortati dalla polizia, lanciarono fumogeni contro gli agenti e le auto. Un altro capo ultrà, Massimiliano Mantice, è invece accusato di scavalcamento della rete che delimita il campo di gioco dagli spalti. Secondo gli investigatori, Mantice, 44 anni, leader della Curva B, non avrebbe fatto parte del gruppo dei 100 ultrà che rispondeva agli ordini di Genny ‘a Carogna: Mantice, hanno appurato le indagini, arrivò in un secondo momento a Tor di Quinto, subito dopo il ferimento di Ciro Esposito e fu uno di quelli che lo soccorse. Ha spiegato Diego Parente, responsabile della Digos di Roma: Ci sono episodi più o meno gravi avvenuti il 3 maggio sui quali sono ancora in corso indagini poiché è evidente che all’inizio la priorità è stata data al fatto più grave cioè la morte di Ciro Esposito. Non escludo che in futuro si arrivi ad altri episodi da prendere in esame.