La riforma del ciclismo continua a far discutere. La Cpa (Cyclistes professionnels associés), l’associazione dei ciclisti presieduta da Gianni Bugno, ha fatto notare che essa non è stata adottata con il consenso di tutte le parti. Una chiara risposta a quanto affermato dall’Uci, l’Unione ciclistica internazionale, in relazione alla decisione dell’Aso, cioè la società che organizza molte delle corse più importanti del mondo fra cui il Tour de France, di uscire dal World Tour in disaccordo con la riforma dell’Uci, che si era difesa sostenendo che questa novità “è stata sviluppata in più di due anni di dialogo aperto e dettagliato e la consultazione di diversi gruppi di titolari di diritti, inclusi gli organizzatori delle corse, le squadre e i ciclisti”. L’intenzione dell’Uci sarebbe quella di aumentare il numero delle gare e di rendere la licenza per le squadre del circuito maggiore triennale (adesso è annuale).
La posizione dell’associazione dei corridori professionisti è molto diversa, come ha fatto sapere tramite una nota: “Il Cpa non è d’accordo con l’Uci che afferma che la Riforma è stata adottata con il consenso di tutte le parti del ciclismo, compresi i corridori. L’associazione dei corridori si era infatti pronunciata a favore a patto che tutti gli stakeholders, compresi gli organizzatori, fossero favorevoli a questa nuova Riforma. Il Cpa ha notato in realtà che in queste ultime settimane gli organizzatori e in particolare Aso, non sono disposti ad accettare i nuovi orientamenti dell’Uci, radicalmente diversi dal progetto iniziale. Il Cpa considera indispensabile che l’Uci tenga in considerazione le proposte delle diverse parti e che soprattutto rispetti la storia di questo sport e che lo organizzi con spirito sportivo e morale”. I corridori dunque chiedono all’Uci “di aprire un dialogo con tutte le parti che abbiano una volontà sincera di partecipare in modo costruttivo alla Riforma del ciclismo”.